Ci eravamo già cascati a febbraio, con tutti quei discorsi sul "virus cinese" e il blocco dei collegamenti aerei con la Cina. Dopo l'allarme su una possibile nuova variante di SARS-CoV-2 lanciato dall'Inghilterra, molti Paesi europei - Italia inclusa - hanno deciso la sospensione dei voli provenienti dal Regno Unito, nella speranza di impedire la diffusione della ormai famigerata "variante inglese" sul suolo nazionale. Ma è davvero ancora possibile? Probabilmente no, e per due principali ragioni.
Troppo tardi. La variante VUI – 202012/01 del coronavirus SARS-CoV-2, definita da 17 peculiari mutazioni genetiche (per approfondire) circola probabilmente nel Regno Unito e fuori da esso ormai da diversi mesi. Le stesse autorità sanitarie britanniche l'hanno individuata per la prima volta a ottobre 2020, su un campione di virus prelevato a settembre. Già a novembre, un quarto dei casi di covid sequenziati a Londra dipendevano dalla "variante inglese"; pochi giorni fa, quando nel Regno Unito è stato dato l'annuncio ed è scattato il lockdown, erano legati ad essa ormai due terzi dei contagi. Anche nel Regno Unito, dunque, l'allarme è scattato con un ritardo di tre mesi, quando è risultato chiaro che questa nuova versione di virus stava soppiantando quella vecchia.
Chi cerca trova. Anche su questi tentennamenti non è possibile attribuire responsabilità "geografiche". I virus accumulano mutazioni continuamente, e come gli esperti britannici vanno sottolineando in questi giorni, la nuova variante di coronavirus è stata individuata nel Regno Unito perché il Paese vanta uno dei sistemi di sorveglianza genomica più sofisticati al mondo. Secondo Sharon Peacock, direttrice del consorzio Covid-19 Genomics U.K., intervistata dal New York Times, qui sono stati sequenziati almeno 150.000 genomi nel tentativo di identificare eventuali mutazioni: si tratta della metà di tutti i dati genomici sul virus raccolti nel mondo.
Era praticamente inevitabile che se vi fosse stata una variante più significativa delle altre, questa sarebbe emersa nel Regno Unito. Ed è probabile che ora che l'attenzione su questa variante è elevata anche nel resto del mondo, inizieranno a spuntare un po' ovunque casi di positività ad essa legati, anche in persone che non hanno avuto contatti recenti con l'UK (come sta succedendo in Italia).
Distanze, igiene, mascherine. In questa situazione, il blocco dei voli rischia di creare affollamenti e situazioni di estremo disagio a fronte di un guadagno di tempo minimo. Se in parte queste iniziative sono comprensibili, mentre si attende di sapere di più su contagiosità e pericolosità della variante inglese e di altre, nuove apparizioni, come la più recente "variante sudafricana", la sfida per tutti è ora arginare il più possibile la loro diffusione con le misure che conosciamo, anche per non ostacolare la campagna vaccinale.