L'approvazione di un vaccino è la maggiore speranza di poter mettere la parola fine alla pandemia di covid. Tuttavia, affinché si possa arrivare a un'immunità di gregge è necessario che si vaccini il maggior numero possibile di persone. Uno studio pubblicato su Nature Medicine, condotto su oltre 13.000 partecipanti di 19 diversi Paesi del mondo (tra cui l'Italia), individua quante persone assumerebbero un vaccino anti-covid, quante sono quelle indecise e quante, invece, sono sicure che non si vaccinerebbero. I risultati emersi mostrano che la risposta varia soprattutto in base al Paese, all'età e alla condizione sociale dei partecipanti.
questione di reddito. Quasi il 72% dei partecipanti si è detto propenso a vaccinarsi, il 14% niente affatto o poco, mentre il restante 14% è incerto. Gli abitanti dei Paesi asiatici con una "forte fiducia nel proprio governo centrale" sarebbero i più inclini a vaccinarsi: tra questi spicca la Cina con il 90% dei consensi. I russi sarebbero invece i meno propensi a vaccinarsi, con appena il 55% di pro-vax, forse anche in seguito alle numerose polemiche attorno al vaccino russo Sputnik.
Anche l'età e lo stipendio incidono sulla risposta: a favore del vaccino sono più gli anziani (quelli più a rischio) dei giovani, e coloro che percepiscono un reddito alto rispetto a chi guadagna meno.
Obbligare non serve. L'autorità che consiglia la vaccinazione inciderebbe inoltre sull'accettazione o meno del vaccino da parte dei cittadini: in particolare, i partecipanti allo studio, a prescindere dal Paese di appartenenza, si sono detti meno propensi ad assumere il vaccino se questo venisse imposto dal proprio datore di lavoro. Questa tendenza mette in luce l'importanza di non obbligare le persone a vaccinarsi, ma di far loro capire che è fondamentale farlo, spingendole a decidere autonomamente per il proprio bene e quello altrui.
fattore tempo. A detta degli stessi ricercatori, lo studio presenta diversi limiti da tenere in considerazione. Prima di tutto, il fattore tempo: «I sondaggi che riportiamo sono l'istantanea di un breve periodo di tempo», si legge sulla ricerca. «In particolare, questa ricerca è stata condotta in un contesto dinamico e mutevole». Per capirlo, basti pensare che nei mesi successivi alla fine della raccolta dei dati (giugno 2020) diversi avvenimenti hanno inciso sullo sviluppo di vaccini contro la covid. Le opinioni dei partecipanti potrebbero essere mutate e continuare a mutare in base a ciò che accadrà.
Infine, un altro aspetto da considerare è il numero relativamente basso dei soggetti coinvolti nello studio: per ogni Paese, hanno partecipato 600-800 persone - numeri troppo esigui per essere per davvero rappresentativi delle tendenze di un'intera nazione.