A 21 anni dalla pubblicazione dell'articolo-frode (poi ritrattato) che diede inizio alle teorie del complotto sui vaccini, l'esitazione su questo tema si è tutto fuorché esaurita: la scarsa copertura vaccinale ha portato i casi di morbillo in Europa a triplicare, tra il 2017 e il 2018, tanto che recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la riluttanza a vaccinare una delle 10 principali minacce alla salute globale.
Ora i ricercatori dello Statens Serum Institut, un istituto di ricerca pubblico di Copenhagen (Danimarca) hanno utilizzato i dati su una consistente parte di popolazione danese (657.461 bambini nati nel Paese tra il 1999 e il 2010), per valutare se il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia comporti un rischio aumentato di autismo nei bambini in generale, in sottogruppi di bambini per varie ragioni considerati più a rischio, o nei periodi di tempo successivi alla vaccinazione (i bambini sono stati seguiti dal primo anno di età fino al 31 agosto 2013).
Nuovo studio, vecchie conferme. Nel periodo di tempo considerato dallo studio - in totale, 5.025.754 anni di follow up - 6.517 bambini hanno ricevuto una diagnosi di autismo. Analisi statistiche hanno dimostrato che il rischio di diagnosi di autismo è equivalente in chi si vaccina e in chi non si vaccina: in altre parole, la somministrazione del vaccino MPR non ha alcuna influenza sulla probabilità di sviluppare autismo.
Nessun aumentato rischio di autismo è stato osservato, dopo la vaccinazione, per i bambini che hanno già una storia familiare di autismo, o per quelli che hanno altri fattori genetici o ambientali che potrebbero predisporre alla malattia, né per coloro che si sono già sottoposti ad altre vaccinazioni infantili. Lo studio ha inoltre smentito che vi sia un'associazione tra il vaccino MPR e un'aumentata probabilità di diagnosi di autismo negli anni successivi alla vaccinazione.
Un cambio di strategia? Le prove contro le teorie della scarsa affidabilità dei vaccini sono così rilevanti, che gli autori dello studio si chiedono se vi siano ancora elementi di dubbio tali da giustificare studi scientifici a riguardo.
La ricetta che viene data per contrastare le fake news in tema di vaccinazioni ruota attorno a tre punti cardine: evitare titoli ambigui e identificare le "bufale" chiaramente come tali; concentrarsi su alcuni fatti-chiave quando si confutano i falsi miti (senza perdersi in dettagli che nessuno ricorda); e darsi da fare per cercare possibili spiegazioni alternative dei fenomeni associati ai vaccini, per evitare che a questi vengano attribuite le colpe di ciò che ancora non si sa spiegare.