Il vaccino anti-covid di Moderna è estremamente efficace nel prevenire le infezioni sintomatiche da covid negli adolescenti tra i 12 e i 17 anni: lo ha annunciato, con un comunicato, la stessa azienda farmaceutica, che si prepara a presentare i dati ai regolatori per un'approvazione in questa fascia di età.
La notizia, attesa e prevedibile dopo il via libera al vaccino di Pfizer per i teenager, è confortante sia per la possibilità di proteggere direttamente i ragazzi, che di rado contraggono la covid in forma grave, sia perché, vaccinando i teenager, sarà più semplice interrompere le catene di trasmissione del virus. Diversamente dai bambini, infatti, gli adolescenti contribuiscono involontariamente a diffondere l'infezione che spesso contraggono in modo asintomatico.
Efficace al 100%. I risultati si basano su una sperimentazione clinica che ha coinvolto 3.732 giovani tra i 12 e i 17 anni, due terzi dei quali hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino. Tra i completamente vaccinati non ci sono stati casi di covid con sintomi - il vaccino di Moderna si è rivelato efficace al 100% in questa popolazione, lo stesso risultato emerso dai trial di quello di Pfizer. Una singola dose ha un'efficacia del 93%, e non sono stati segnalati eventi avversi gravi. Gli effetti collaterali nei ragazzi sono stati gli stessi già evidenziati negli adulti (dolore nel sito di iniezione, mal di testa, affaticamento, dolori muscolari e brividi).
Un lusso per pochi. La probabile autorizzazione di un secondo vaccino per gli adolescenti lascia ben sperare per una riapertura delle scuole in sicurezza, anche se solleva una questione etica importante: mentre i Paesi ricchi e con ampia disponibilità di dosi si apprestano a vaccinare popolazioni relativamente a basso rischio - con i vantaggi indiretti sulla generale trasmissione dell'infezione - quelle stesse dosi, consegnate nei Paesi in cui la campagna vaccinale non è ancora cominciata, potrebbero salvare vite umane tra i soggetti a rischio, come anziani e personale sanitario.
L'OMS auspica che il 10% della popolazione mondiale sia vaccinato entro settembre: in termini pratici significa immunizzare 250 milioni di persone nei Paesi a medio-basso reddito in appena quattro mesi, dando la priorità ai lavoratori a rischio e ai fragili.