Le analisi preliminari dei dati di fase 3 del vaccino dell'azienda tedesca CureVac non hanno dato i risultati sperati: nel trial condotto su 40.000 volontari tra America Latina ed Europa, questo vaccino a mRNA ha dimostrato un'efficacia stimata del 47%, tra le più basse mai osservate per i vaccini anti-covid disponibili. Le percentuali finali sono attese tra due o tre settimane, ma secondo gli esperti del settore è difficile che si discostino di molto da questi valori.
Risultati inattesi. La notizia diffusa con una nota dalla stessa azienda tedesca ha deluso le speranze di chi riteneva questo vaccino, stabile per mesi in frigorifero e più economico da produrre, perché utilizza una minore quantità di mRNA per ogni fiala, ideale per le campagne vaccinali nei Paesi a medio e basso reddito. L'esito della sperimentazione è arrivato un po' a sorpresa. La tecnologia è la stessa sfruttata dai vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, e il vaccino di CureVac aveva dato risultati promettenti nei test su animali.
Come funzionano i trial (test, sperimentazione) dei vaccini - Nei test di fase 1 il vaccino è somministrato a pochi volontari, per determinare la dose; la fase 2, a cui partecipa qualche centinaio di persone, serve per vedere se ci sono effetti indesiderati e una risposta immunitaria: in circostanze normali, per le fasi 1 e 2 occorrono in media cinque mesi. Per la fase 3 sono reclutate anche decine di migliaia di persone (per la covid almeno 20-30 mila) tra soggetti sperimentali e di controllo, per determinare se effettivamente il vaccino fornisce un effetto protettivo: questo passaggio richiede almeno sei mesi. In generale, lo sviluppo di un vaccino richiede anni di lavoro di ricerca e analisi dei dati: per la covid, invece, molti passaggi sono stati condotti in contemporanea e sono state concesse autorizzazioni di emergenza.
Colpa delle varianti? I motivi della scarsa efficacia non sono ancora noti. Potrebbe dipendere dal numero di varianti attualmente in circolazione, meno diffuse all'epoca della sperimentazione dei vaccini di Pfizer e Moderna, i quali però - e qui il mistero si infittisce - risultano comunque altamente efficaci contro le varianti di coronavirus. Inoltre, il vaccino di CureVac parrebbe, in queste prime analisi, meno efficace negli anziani, che più di tutti necessitano di protezione.
Come si procede ora. La CureVac ha comunque in programma di avanzare una domanda di autorizzazione all'EMA, ma con queste percentuali di efficacia - sotto la soglia minima del 50% fissata dall'OMS - il via libera non è scontato. A meno che i risultati finali non cambino un po': per esempio i vaccini antinfluenzali hanno, a seconda degli anni, un'efficacia stimata tra il 40% e il 60%. Intanto, la CureVac incassa il colpo e cerca nuove molecole di RNA che possano funzionare contro molteplici varianti in una sola dose. In futuro potremmo averne bisogno.