Salute

Un vaccino anti-covid low-cost di nuova generazione

Iniziati i test del vaccino anti-covid NDV-HXP-S, che ha una nuova struttura molecolare più efficace e più facile da produrre su larga scala.

Un nuovo vaccino anti-covid potenzialmente molto più semplice da produrre su larga scala potrebbe imprimere una svolta alla campagna di immunizzazione mondiale contro la CoViD-19. Il vaccino, dal nome provvisorio di NDV-HXP-S, si basa su un'innovativa struttura molecolare che promette di generare difese immunitarie più potenti rispetto ai vaccini di prima generazione, e di ottenere un prodotto più stabile. In quattro Paesi - Brasile, Messico, Vietnam e Thailandia - sono stati appena avviati i trial clinici sull'uomo.
 
Al contrario degli attuali vaccini anti-covid, NDV-HXP-S potrebbe essere prodotto in dosi massicce usando le uova di gallina come incubatrici dei virus da inattivare, così come avviene per i vaccini antinfluenzali. Se il nuovo presidio anti-covid si rivelasse efficace nei trial sull'uomo, si potrebbero quindi sfruttare gli attuali stabilimenti farmaceutici per produrlo in miliardi di dosi, a basso costo e con le tecnologie già a disposizione.

Spike trasformista. NDV-HXP-S è stato ottenuto da una collaborazione tra l'Università del Texas ad Austin, la Icahn School of Medicine di Mount Sinai a New York e diversi partner internazionali interessati ad aumentare la disponibilità di vaccini destinati ai Paesi in via di Sviluppo, penalizzati dalla corsa all'acquisto di dosi delle nazioni più ricche.
 
Il vaccino si basa su una forma modificata e molto più stabile della proteina spike chiamata HexaPro, che sembra sollecitare una risposta immunitaria molto più robusta nell'organismo. In natura infatti, al momento di fondersi con la cellula da attaccare, la proteina spike (che il coronavirus usa per infettare) cambia forma, passando da un aspetto che ricorda quello di un tulipano alla sagoma slanciata di un giavellotto.

Cara Spike, deciditi! Questa trasformazione, necessaria per assicurare l'ingresso del virus delle cellule, confonde il sistema immunitario perché rende più difficile riconoscere l'antigene (ossia la "firma" proteica) dell'invasore. Per questa ragione, nella primavera 2020 gli scienziati dell'Università del Texas avevano sfruttato due mutazioni dei blocchi di base (gli amminoacidi) della spike per bloccare la forma della proteina nella configurazione iniziale ("a tulipano" o di prefusione, come si dice in termini più tecnici). La versione 2020 della spike, chiamata 2P, è alla base di tutte le ricette dei vaccini anti-covid attualmente usati.

Si può fare di meglio. Forte di questo successo, il gruppo statunitense ha pensato di creare una versione ancora più stabile della spike, basata non più su due, ma su sei mutazioni che funzionano come "paletti" molecolari e impediscono all'antigene di cambiare struttura.

La nuova conformazione, chiamata HexaPro, è anche più resistente al calore e al danno chimico e può essere impiegata in un vaccino economico da produrre, che si conservi a temperatura di frigorifero e che possa essere fabbricato e distribuito nei Paesi in via sviluppo.
 
Con una decisione coerente rispetto alle premesse, l'Università del Texas ha deciso di permettere ad aziende e laboratori di un'ottantina di Stati a medio e basso reddito di usare questo tipo di proteina nei loro vaccini senza pagare il brevetto.

verso una svolta produttiva? I vaccini anti-covid a mRNA di Pfizer e Moderna richiedono che la delicata struttura dei nucleotidi (il materiale genetico che contiene la ricetta per produrre la spike) sia avvolta in un'apposita bolla protettiva di grassi: il tutto va assemblato in pochi, selezionati impianti fatti ad hoc. Al contrario, i vaccini antinfluenzali sono prodotti in massa in enormi stabilimenti che utilizzano le uova come strumento per far moltiplicare i virus dell'influenza, che sono poi estratti, inattivati, purificati e usati per i vaccini. E se si potessero produrre i vaccini anti-covid con gli impianti già usati per i vaccini antinfluenzali?
 
Gli scienziati dell'Icahn School of Medicine di Mount Sinai, hanno ingegnerizzato un virus chiamato Newcastle Disease Virus, già usato come vettore per i vaccini contro Ebola, per renderlo innocuo ma capace di introdurre nel corpo la proteina spike nella nuova conformazione, e stimolare una risposta immunitaria. Così è nato il vaccino NDV-HXP-S (il nome deriva da Newcastle Disease Virus e HexaPro).

Da un singolo uovo si ottengono da cinque a dieci dosi del vaccino, contro le una o due dei vaccini antinfluenzali. Per ora il vaccino ha scatenato una robusta risposta immunitaria in topi e criceti. Se si rivelasse efficace e sicuro per l'uomo, avremmo il potenziale per produrre miliardi di dosi all'anno.

9 aprile 2021 Elisabetta Intini
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