Nel dibattito sull'opportunità di sottoporre al vaccino anti-covid anche chi è già guarito dall'infezione si inserisce una nuova proposta: in base a uno studio condotto negli Stati Uniti, una sola dose potrebbe già essere sufficiente per suscitare in questa popolazione una forte risposta immunitaria. Per i ricercatori che hanno condiviso i risultati online, ma sono ancora in attesa di una pubblicazione in peer-review, questa possibilità offrirebbe due vantaggi: risparmiare fiale preziose per chi non ha ancora sviluppato anticorpi, e ridurre il rischio che i guariti sviluppino reazioni immunitarie troppo intense in risposta al vaccino.
Il parere dell'AIFA. Per sgomberare il campo da possibili equivoci, il vaccino anti-covid non presenta controindicazioni per chi è già entrato in contatto con il virus. Come si legge sul sito dell'Agenzia Italiana del Farmaco, nella sezione FAQ sul vaccino di Pfizer: «La vaccinazione non contrasta con una precedente infezione da COVID-19, anzi potenzia la sua memoria immunitaria, per cui non è utile alcun test prima della vaccinazione. Tuttavia, coloro che hanno avuto una diagnosi di positività a COVID-19 non necessitano di una vaccinazione nella prima fase della campagna vaccinale, mentre potrebbe essere considerata quando si otterranno dati sulla durata della protezione immunitaria».
In fondo alla fila. In molti dopo l'inizio delle campagne vaccinali hanno proposto di vaccinare chi è già guarito dalla covid per ultimo: recenti studi affermano che un'infezione pregressa possa fornire una protezione con efficacia dell'83% contro nuovi contagi, almeno per cinque mesi. Sfruttando questa temporanea immunità naturale, e vaccinando prima chi non si è mai ammalato, si potrebbe ostacolare più in fretta la circolazione del virus.
Anticorpi già vigili. Nel nuovo studio, i virologi dell'Icahn School of Medicine at Mount Sinai hanno analizzato i sintomi che pazienti guariti o mai contagiati riportavano dopo la prima dose di un vaccino a mRNA. I piccoli effetti collaterali che si manifestano dopo un vaccino sono una reazione normale e attesa, dovuta all'attivazione del sistema immunitario contro la proteina Spike del virus, di cui i vaccini forniscono la "ricetta". Sono insomma il segnale che il preparato anti-covid sta funzionando.
Il team ha seguito 231 persone, 83 delle quali già guarite: dopo la prima dose di vaccino, in molti hanno riportato un po' di dolore sul braccio, nel sito dell'iniezione, ma chi era stato in precedenza infettato ha accusato più spesso stanchezza, mal di testa e brividi.
Queste persone avevano anche una quantità di anticorpi decisamente più alta, sia dopo la prima dose sia dopo la seconda. Analisi più dettagliate su 109 persone, 41 delle quali già guarite, hanno confermato che il vaccino ha scatenato una risposta anticorpale più robusta nei reduci da covid.
Una questione aperta. Il sistema immunitario di chi ha già contratto l'infezione è allenato a riconoscere la Spike. Una reazione più decisa nei guariti è dunque comprensibile: in presenza dell'antigene virale, gli anticorpi partono subito all'attacco, «reagendo alla prima dose come se fosse una seconda dose» spiega Akiko Iwasaki, immunologa della Yale School of Medicine. Per questo «una dose potrebbe essere più che sufficiente». Ma non tutti sono così sicuri. Per E. John Wherry, Direttore dell'Istituto di Immunologia dell'Università della Pennsylvania intervistato dal New York Times, «il fatto che gli anticorpi si leghino al virus non implica che proteggeranno dall'infezione». Per farlo, devono essere in quantità sufficienti da impedire la replicazione virale.
E con la pandemia che "morde", non abbiamo certo il tempo di sottoporre ogni persona da vaccinare a un test sierologico. Oltretutto, le sperimentazioni dei vaccini anti-covid sono state compiute su decine di migliaia di individui e l'efficacia proposta è tale solo dopo la seconda dose. Per essere certi che ai guariti basti una dose soltanto occorrerebbero studi più ampi.