La variante Omicron sembra contagiare più facilmente chi è già completamente vaccinato con il vaccino di Pfizer, ma la dose di rinforzo sembra ristabilire alti livelli di anticorpi in grado di proteggere bene dall'infezione. È quanto emerge dai primi test condotti dalla stessa Pfizer - quindi da leggere con tutte le accortezze del caso -, che in un comunicato stampa ha annunciato inoltre che, se sarà necessario, per marzo 2022 avrà pronto un vaccino adattato alla variante Omicron.
I risultati dell'azienda farmaceutica non sono dissimili da quelli di due studi preliminari, uno sudafricano e uno tedesco, che hanno confermato una sostanziale riduzione della protezione contro Omicron da parte di diversi vaccini. Secondo Pfizer, in soggetti vaccinati con due dosi del loro vaccino la protezione degli anticorpi neutralizzanti sarebbe ridotta di 25 volte; questa riduzione, però, aumenterebbe della stessa quantità dopo una dose di rinforzo.
Non solo anticorpi. Gli esperti invitano alla prudenza: gli anticorpi, ricordano, non sono l'unica arma che il nostro sistema immunitario ha per proteggersi da un patogeno, e per questo una loro sostanziale riduzione non significa necessariamente una mancata protezione. Esistono anche le cellule T (che già in precedenza si erano mostrate efficaci nel combattere le varianti), che ci proteggono soprattutto dalle forme più gravi della malattia e sembrano non essere così colpite dalla variante Omicron.
L'opinione dell'OMS. Anche dall'OMS trapela scetticismo: «Penso sia prematuro saltare a conclusioni affrettate», ha dichiarato durante una conferenza stampa Soumya Swaminathan, direttrice scientifica dell'organismo, che sottolinea l'importanza di coordinare uno sforzo di ricerca globale, evitando di cercare risposte basate su singoli studi. «Queste ricerche sono state condotte su un numero troppo esiguo di persone, e hanno dato risultati molto diversi: alcuni parlano di riduzioni di quattro volte, altri di riduzioni di quaranta volte dell'attività anticorpale contro la variante». Insomma, è ancora troppo presto per fasciarsi la testa: solo con un numero maggiore di studi (e di persone coinvolte) potremo avere un quadro più chiaro della situazione.