I vaccini anti-covid disponibili sembrano offrire una protezione efficace anche contro la variante indiana: lo afferma una ricerca condotta da Public Health England (l'agenzia nazionale di salute pubblica del Regno Unito) sui vaccini maggiormente somministrati oltremanica, quelli di Pfizer e AstraZeneca. In base allo studio in prepubblicazione, che analizza il periodo compreso tra il 5 aprile e il 16 maggio 2021, entrambi i preparati offrono un'elevata copertura dalla variante B.1.617.2 di coronavirus, a patto che si ricevano entrambe le dosi.
Ampia protezione. A due settimane dalla seconda dose, il vaccino di Pfizer-BioNTech offre un'efficacia dell'88% dalle infezioni sintomatiche da covid dovute a variante indiana, rispetto al 93% di efficacia contro la variante inglese. Per il vaccino di Oxford-AstraZeneca, la copertura dalla variante indiana è del 60% (quella contro la variante inglese dopo lo stesso periodo di tempo è del 66%). La differenza di efficacia potrebbe essere dovuta al fatto che la protezione offerta dal vaccino di AstraZeneca tende a crescere nel tempo: alla lunga, le percentuali di efficacia potrebbero essere anche maggiori.
Un'altra possibile spiegazione potrebbe riguardare le diverse fasce di popolazione alle quali i due vaccini sono stati destinati: nel Regno Unito si è scelto di immunizzare da subito con AstraZeneca anche la popolazione più anziana, mentre il vaccino di Pfizer è stato inizialmente destinato al più giovane personale sanitario.
Coperti dalle forme più gravi. Lo studio ha riguardato tutte le fasce di età in un periodo in cui la variante indiana ha fatto la sua comparsa nel Regno Unito. Nel corso dell'analisi, sono stati individuati grazie al sequenziamento genomico 1.054 casi di infezione da variante indiana nel Paese. I risultati rassicurano sulla capacità dei vaccini di proteggere dalle nuove versioni di SARS-CoV-2, e - dettaglio non da poco - la copertura da ricoveri e decessi potrebbe essere ancora più elevata: lo studio riguarda infatti soltanto le infezioni sintomatiche, perché per i monitorare i casi gravi servono periodi di tempo più lunghi.
Completare il ciclo vaccinale. Un'altra lezione da trarre riguarda l'importanza della doppia dose. A tre settimane dalla prima dose, infatti, l'efficacia contro la variante indiana B.1.617.2 era, per entrambi i vaccini, soltanto del 33%; contro la variante inglese, dopo quel lasso di tempo si ha un'efficacia del 50%.
Più di 37 milioni di persone nel Regno Unito hanno ricevuto la prima dose di vaccino, e 22 milioni hanno avuto anche la seconda. Nella settimana terminata il 15 maggio, la percentuale di nuovi casi di covid in Inghilterra (colpita da focolai di variante indiana nel nordest) è tornata leggermente a salire per la prima volta da cinque settimane a questa parte, a causa della circolazione della B.1.617.2, delle riaperture, della scelta di vaccinare dapprima tutti con una singola dose e del fatto che, nel Regno Unito come praticamente ovunque nel mondo, la popolazione dai trent'anni in giù non è ancora protetta dai vaccini.