Nella situazione sanitaria in cui ci troviamo viene decisamente difficile pensare ai virus del futuro. Eppure, è proprio questo il momento di "prenderli sul serio": il virologo Anthony Fauci, Direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense, si è fatto promotore di un piano per sviluppare in anticipo i prototipi di vaccini contro 20 diverse famiglie di virus dal potenziale pandemico. Il progetto costerebbe diversi miliardi di dollari all'anno, impiegherebbe cinque anni per dare i primi risultati scientifici concreti ma - nel caso un altro virus letale si decidesse al salto di specie (il cosiddetto spillover) - permetterebbe di contenere i danni più in fretta e di salvare vite umane.
una fortuna nella disgrazia. Il percorso per arrivare a un vaccino contro il SARS-CoV-2 è stato facilitato dai nostri incontri pregressi con i coronavirus di SARS e MERS. Da queste passate epidemie abbiamo imparato che i coronavirus usano la proteina spike per infettare le cellule dell'ospite, e che la spike cambia forma rapidamente e va "tenuta in posizione" per poter essere presa di mira da un vaccino. Quando l'emergenza covid è emersa in tutta la sua portata, questo bagaglio di conoscenze ha permesso di arrivare ai primi vaccini anti-covid in meno di un anno.
Se però a scatenare la pandemia fosse stato il virus Lassa (che causa febbre emorragica ed è endemico dell'Africa occidentale), o un nuovo ceppo di Ebola, o ancora il virus Nipah (diffuso dai pipistrelli della frutta) la strada verso i vaccini non sarebbe stata altrettanto facile. E l'elenco dei vaccini mai arrivati potrebbe continuare: l'influenza H1N1 nel 2009, l'infezione da virus Chikungunya nel 2012, MERS nel 2013, Ebola nel 2014, Zika nel 2016. Ognuna di queste minacce si è esaurita prima che fossimo in grado di immunizzare il mondo. Le ricerche non si sono risparmiate, ma a un vaccino - parziale - siamo arrivati soltanto una volta: un preparato anti-Ebola ha permesso di controllare l'epidemia, ma risulta efficace soltanto contro alcuni ceppi.
Cavalcare l'onda lunga della covid. Questo, secondo Fauci, è il momento perfetto per scoprire la struttura molecolare dei virus potenzialmente più pericolosi, capire in che punti colpirli con gli anticorpi e convincere il corpo umano a produrre quegli anticorpi. Possiamo sfruttare la spinta alla ricerca indotta dalla CoViD-19 insieme ai progressi scientifici degli ultimi dieci anni: grazie a strumenti più precisi per osservare la struttura molecolare dei virus, isolare gli anticorpi e capire dove si legano, siamo in grado di produrre vaccini più efficaci.
Meglio pensarci prima. L'istituto che Fauci dirige ha già creato un identikit di ciascuna delle 20 famiglie di virus più pericolose, con i loro talloni d'Achille e le informazioni scientifiche che abbiamo a disposizione (non abbiamo un elenco completo dei virus pericolosi...). Su alcuni, come Zika e Chikungunya, la ricerca di vaccini è già avanti; su altri come - Lassa e Nipah - siamo ancora molto lontani.
La proposta di prototipi di vaccini pronti al bisogno è un'idea di Barney Graham, vicedirettore del Vaccine Research Center del National Institute of Allergy and Infectious Disease. Risale al 2017 (qui la potete leggere per esteso, in inglese), ma la pandemia le ha dato una nuova spinta. Potremmo considerarla un'assicurazione sulla salute pubblica. Occorre investire ora per poterci contare in caso di bisogno.