Il fenomeno dell'esitazione vaccinale è nato con il vaccino stesso, e non è certo prerogativa degli ultimi anni: le persone ne temono gli effetti collaterali e gli eventuali rischi successivi all'inoculazione, e vogliono vederci chiaro. Tuttavia basterebbe fermarsi un attimo a pensare e ragionare su dati e numeri, per capire che è molto più probabile morire in un incidente d'auto che per la vaccinazione anticovid, e che i benefici dei vaccini che vengono somministrati in Europa sono di gran lunga superiori ai rischi: ma ora, con il recente blocco di un lotto di vaccini di AstraZeneca per casi di trombosi ed embolie polmonari (che al momento in cui scriviamo hanno solamente una correlazione temporale con l'inoculazione del vaccino) e la sospensione in mezza Europa delle somministrazioni in via precauzionale, la confusione serpeggia (nonostante, lo ricordiamo, i casi di trombosi siano stati 15 e quelli di embolia 22 su 17 milioni di dosi somministrate).
Complici di questo caos sono anche i media che, con titoli a effetto pensati per catturare l'attenzione di lettori in cerca di risposte, danno spesso informazioni approssimative, inesatte e a volte anche inutili per capire che cosa sta succedendo. È successo quello che si temeva: abbiamo addossato ogni colpa al vaccino, ancora prima di avere approfondito la questione.
Classifiche arbitrarie. Grazie all'immenso sforzo messo in atto a livello globale dall'intera comunità scientifica ora abbiamo non uno, ma diversi vaccini efficaci contro SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la CoViD-19. Nonostante i vaccini che vengono somministrati in Europa siano tutti stati approvati dall'EMA (European Medicine Agency, Agenzia Europea del Farmaco), i cittadini di ogni Paese hanno stilato una personale classifica di qualità, basandosi principalmente su quanto viene loro riportato dai rispettivi governi e organi di stampa. Secondo quanto riferisce un'indagine di YouGov, il vaccino di AstraZeneca sarebbe il grande sconfitto delle ultime settimane: sarebbe considerato il più efficace solo dai britannici (che d'altronde ne stanno sperimentando in prima persona gli effetti positivi), mentre oltre un quarto dei tedeschi preferirebbe attendere la dose di un vaccino alternativo piuttosto che optare per quello della biofarmaceutica anglo-svedese. AstraZeneca si piazza all'ultimo posto anche nelle preferenze degli italiani, che considerano più affidabili Moderna e Pfizer.
Nessuna certezza. Questi dati fanno riflettere su quanto il modo in cui si comunica un messaggio influenzi la percezione del messaggio stesso: urlare subito "Al lupo! Al lupo!" prima di avere il quadro completo della situazione può essere controproducente, più che mai in una situazione come quella attuale, dove la fiducia dei cittadini nei vaccini è fondamentale per riuscire a buttarci finalmente alle spalle l'incubo pandemia.
Gli eventi degli ultimi giorni sono una conferma del caos al quale può portare una comunicazione non chiara e contradditoria: la stessa AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha dapprima dichiarato, il 14 marzo, che l'allarme sulla sicurezza del vaccino di AstraZeneca era "ingiustificato", per poi provvedere il giorno successivo a sospenderne la somministrazione, seppure "in via del tutto precauzionale e temporanea".
Non è certo corretto nascondere la verità o i rischi effettivi ai cittadini. La comunicazione deve però essere lineare e coerente, e il sensazionalismo non deve mai prevalere sull'oggettività dei dati: fino a quando non sarà così, difficilmente l'opinione pubblica potrà essere informata e consapevole.