Salute

I vaccini anti-covid non tengono il passo con le varianti. Perché funzionano bene comunque?

Non si fa in tempo ad aggiornare i vaccini anti-covid che spuntano nuove varianti del virus. Come riescono i booster a proteggere dai sintomi gravi?

Il tempo di segnare in agenda l'appuntamento autunnale con i vaccini anti-covid che subito salta all'occhio un dettaglio: il booster appena approvato è raramente indirizzato nello specifico verso la nuova versione di coronavirus dilagante. Varianti e sottovarianti di SARS-CoV-2 si rincorrono velocemente - un po' troppo, rispetto alla capacità delle case farmaceutiche di aggiornare e far approvare i vaccini. Per fortuna però, i booster continuano a offrire una protezione eccellente contro le forme gravi di covid. Come fanno?

Eris batte Pirola. I vaccini anti-covid a cui avremo accesso sono stati progettati sulla sottovariante di Omicron XBB.1.5 (detta Kraken), dominante per buona parte del 2023. Oggi però sappiamo - come ha di recente evidenziato anche un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità nel nostro Paese - che gran parte degli attuali casi di covid è riconducibile alla variante Eris (EG.5.1), prevalente anche negli USA, nel Regno Unito e in Cina, e che grande attenzione ha suscitato anche un'altra versione meno trasmissibile del virus, la variante Pirola (BA.2.86).

Vaccini efficaci. La prima delle due "new entry" presenta una particolare mutazione della proteina spike (chiamata F456L) che la rende assai più trasmissibile, la seconda ha sviluppato oltre 30 mutazioni rispetto alla variante Kraken su cui sono stati costruiti i vaccini per il 2023. Eppure, i booster che tra poco saranno somministrati promettono di offrire un'ottima protezione anche contro queste nuove versioni del virus.

La difesa delle cellule T. Il motivo dell'immutata efficacia è da ricercare nelle diverse componenti immunitarie attivate dai vaccini. Come spiegato sulla versione statunitense di Wired, anche se gli anticorpi sono importanti nel proteggerci dalla malattia lieve e moderata, sono le cellule T a difendere l'organismo dalle forme più serie di covid. Mentre gli anticorpi neutralizzano direttamente il patogeno, i linfociti T eliminano le cellule già infettate e sollecitano la creazione di maggiori quantità di anticorpi. I vaccini anti-covid di Pfizer e Moderna stimolano la produzione di linfociti T oltre a quella di anticorpi.

La variante Omicron. Questa è probabilmente una delle ragioni per cui, quando Omicron è diventata dominante tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, non abbiamo assistito a un picco di ricoveri ospedalieri corrispondente ai contagi. Le cellule T sono entrate in azione, anche se gli anticorpi prodotti dai vaccini anti-covid all'epoca disponibili non riconoscevano ancora l'iper-mutata variante Omicron. I linfociti T sembrano infatti riconoscere parti del virus rimaste inalterate durante la pandemia. «In un certo senso, quando si tratta di sviluppare i booster, quasi non importa l'obiettivo che ci proponiamo di colpire.

Funziona tutto» spiega Paul Offit, Professore di Vaccinologia dell'Università della Pennsylvania e consulente della Food and Drug Administration statunitense.

Forte risposta immunitaria. Anche se il virus accumula mutazioni, in un certo senso viviamo di rendita dell'immunità costruita in precedenza, che di volta in volta migliora la risposta alle nuove varianti. Non a caso, studi preliminari dimostrano che gli anticorpi generati da precedenti infezioni e vaccini dovrebbero essere capaci di neutralizzare la variante Pirola. Mentre stando alle prime dichiarazioni di Pfizer e Moderna, i nuovi vaccini approvati genererebbero una forte risposta immunitaria sia contro Eris sia contro Pirola.

13 settembre 2023 Elisabetta Intini
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