Salute

Vaccini: iniziando con gli over 60 si salvano più vite

Meglio somministrare le prime dosi di vaccini alla popolazione più anziana o ai lavoratori essenziali? Nel primo caso si salvano più vite.

Riservando i primi vaccini anti-covid agli over 60 salveremo più vite, a maggior ragione nei contesti in cui il virus continua a dilagare e le campagne vaccinali procedono a rilento. Lo afferma uno studio pubblicato su Science, che è ricorso a modelli matematici per capire quale impatto sortirebbero diverse strategie di distribuzione delle poche dosi di vaccini attualmente disponibili.

dubbi legittimi. Ricerche come questa, condotta dall'Università del Colorado, Boulder, hanno già dettato le linee guida alla base dell'inizio delle campagne vaccinali di tutto il mondo. Ma ora che i vaccini cominciano ad arrivare in quantità non più solo simboliche, aumentano le domande su chi dovrebbe accedere alle prime dosi. Il buon senso ci dice che chi è più a rischio di esiti fatali di covid debba essere protetto per primo; ma anche che andrebbero immunizzati subito i lavoratori essenziali (oltre al personale sanitario già in gran parte vaccinato, gli addetti al trasporto pubblico, gli insegnanti, i commessi dei supermercati, gli addetti alle consegne...), che corrono più occasioni di contrarre il virus.

Prove teoriche. I modelli matematici possono aiutare a prevedere gli esiti di ciascuna scelta. Dopo aver raccolto dati su composizione demografica, velocità di diffusione del virus, quantità di contagiati e rapidità della campagna vaccinale, il team ha immaginato cinque diversi scenari, in cui veniva di volta in volta assegnata una diversa priorità nella distribuzione dei vaccini. Il primo prevedeva di dare la precedenza a bambini e teenager; il secondo agli adulti tra i 20 e i 49 anni; il terzo agli adulti dai 20 in su; il quarto agli adulti di 60 anni o più; e il quinto, a chiunque voglia vaccinarsi, finché ci sono scorte disponibili. I primi quattro modelli presuppongono che circa il 30% di chi ha diritto al vaccino rinunci.

Un risultato chiaro. Le diverse strategie presentavano vantaggi e svantaggi legati alle condizioni dei Paesi considerati (per ora Stati Uniti, Belgio, Brasile, Cina, India, Polonia, Sudafrica, Spagna e Zimbabwe: ma gli strumenti statistici forniti permettono di estendere i calcoli anche ad altri Paesi). Un fatto che è però subito saltato all'occhio è che, nella maggior parte dei contesti, scegliendo di vaccinare prima gli over 60 si salvano più vite. L'età è infatti il più forte predittore di gravità della covid e di morte - più di ogni possibile condizione di salute preesistente. Come ha laconicamente spiegato Daniel Larremore, autore senior del lavoro, «con l'età aumentano esponenzialmente le probabilità di morire di CoViD-19».

Evitare il peggio. Quanto trovato vale a maggior ragione dal momento che non si sa se i vaccini anti-covid di Pfizer e Moderna, che hanno un'altissima efficacia contro l'infezione da covid sintomatica, offrano anche protezione dal contagio asintomatico. Se per ipotesi, si vaccinassero prima i lavoratori più giovani e i vaccini non impedissero la possibilità di trasmettere il virus in soggetti asintomatici, i più anziani rimarrebbero a rischio di una malattia potenzialmente letale. Solo negli scenari in cui la circolazione del virus è ampiamente sotto controllo e in cui i vaccini offrano anche protezione dal contagio asintomatico, sarebbe preferibile vaccinare prima la popolazione di giovani adulti più esposti. 

Fare presto. Gli stessi benefici - salvare vite umane - si otterrebbero rendendo più efficace e veloce la campagna vaccinale. Se negli USA si vaccinasse al doppio della velocità, con le attuali condizioni di trasmissione del virus, si strapperebbero alla covid il 23% di vite umane in più (65.000 decessi in meno in tre mesi). Inoltre, secondo gli autori dello studio, nelle zone in cui il virus ha già infettato larghe fette della popolazione e mancano i vaccini, si potrebbe chiedere ai giovani già guariti di aspettare a vaccinarsi per dare la priorità a chi non ha mai incontrato il virus, in modo da raggiungere più in fretta l'immunità di gregge.

La ricerca ribadisce che i vaccini da soli non bastano per uscire dalla pandemia. Dobbiamo cercare di far arrivare il vaccino alle persone prima che il virus le raggiunga, e per questo servono distanziamento, mascherine, limitazione delle occasioni di contatto.

29 gennaio 2021 Elisabetta Intini
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