Negli Stati Uniti l'alcol causa oggi più morti della droga: è quanto emerge da uno studio pubblicato su Alcoholism, che riporta che il numero di decessi dovuti all'abuso di alcol è più che raddoppiato dal 1999 al 2017, passando da 36.000 a quasi 73.000. Più dei morti per overdose, che nel 2017 (al culmine dell'epidemia da oppiacei) sono arrivati a circa 70.000. Nel 2017, il 2,6% dei cittadini statunitensi maggiori di sedici anni sarebbe deceduto a causa dell'alcol, contro l'1,5% del 1999.
Donne e libertà. Nella casistica, emerge il dato che riguarda le donne: nel 2017 circa 18.000 donne sono morte a causa dell'abuso di alcol, quasi il triplo rispetto al 1999, quando i decessi erano stati poco più di 7.500. «Più donne bevono, e bevono di più», afferma Patricia Powell, vicedirettrice del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA): «pare quasi che l'emancipazione implichi che bere come un uomo sia liberatorio», tra l'altro senza pensare che a parità di quantità ingerita, l'alcol ha effetti più pesanti sulle donne.
Stime al ribasso. I ricercatori sottolineano il fatto che il numero di decessi potrebbe essere ampiamente sottostimato, poiché l'alcol spesso non viene citato nei certificati di morte anche quando è parzialmente o significativamente responsabile del decesso: questo avverrebbe quando i medici legali individuano una chiara causa di morte, come ad esempio un'anca rotta, e non pensano al motivo che potrebbe aver provocato la caduta.
Uno spiraglio di speranza. In tutto ciò gli studiosi rilevano anche una tendenza che fa ben sperare: l'elevato numero di morti per abuso di alcol sembra interessare maggiormente i cosiddetti "figli del baby boom" (i nati tra il 1946 e il 1964), mentre altri dati mostrano un calo nel consumo di alcol tra gli adolescenti americani. «Se la si guarda in modo più ottimistico, potremmo trovarci a un punto di svolta», afferma Powell: «i millennials potrebbero essere più interessati alla loro salute rispetto ai loro genitori.»