Salute

Uno zucchero nel sangue predice il rischio di Alzheimer

Una molecola associata ad alti livelli di una proteina neurotossica può essere usata per prevedere il rischio di Alzheimer anni prima dei sintomi.

La ricerca per arrivare a una diagnosi precoce della malattia di Alzheimer si arricchisce di un nuovo, prezioso alleato: i livelli di alcuni zuccheri presenti nel sangue possono essere sfruttati, insieme ad altri elementi, per prevedere in anticipo sull'insorgenza dei sintomi il rischio di sviluppare questa diffusa forma di demenza.

I ricercatori del Karolinska Institutet (Svezia) hanno infatti scoperto che la quantità di glicani (zuccheri presenti sulla superficie delle cellule) nel sangue è associata ai livelli di tau, una proteina che di solito contribuisce al funzionamento dei neuroni, ma che quando non funziona correttamente - come nella malattia di Alzheimer - forma grovigli che ostacolano la comunicazione tra cellule nervose e determinano la loro morte.

Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Alzheimer's & Dementia, il team ha trovato che i livelli di glicani nel sangue possono essere sfruttati per una forma di screening precoce della malattia.

Lotta contro il tempo. Anche se al momento non esistono cure per l'Alzheimer, studi clinici dimostrano che i migliori risultati dalle terapie che contengono i sintomi si ottengono quando si riesce a intervenire precocemente, prima che gli accumuli di proteine tau e beta amiloide caratteristici della malattia provochino una morte estesa delle cellule nervose.

Già in passato il gruppo svedese aveva dimostrato che nei pazienti con Alzheimer esiste un collegamento tra livelli di glicani e livelli di proteina tau, ma allora era avvenuto attraverso analisi del liquido cerebrospinale, il fluido che irrora il sistema nervoso centrale e che si riesce a prelevare soltanto con procedure invasive.

Rischio aumentato. Nel nuovo studio gli scienziati hanno misurato i livelli di glicani con un semplice esame del sangue, e hanno appurato che i livelli di un particolare componente di questi zuccheri risultano alterati già nelle prime fasi della malattia di Alzheimer. In questo primo blocco di analisi che ha riguardato 233 partecipanti a uno studio svedese sull'invecchiamento (lo Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen), i pazienti con livelli corrispondenti di glicani e proteina tau risultavano due volte più a rischio di sviluppare una demenza di tipo Alzheimer.

«Dimostriamo inoltre che un semplice modello statistico che prende in considerazione i livelli di glicani nel sangue e di tau, il fattore di rischio genetico per l'Alzheimer APOE4 e i risultati di un test di memoria, può essere usato per predire il rischio di malattia di Alzheimer con una attendibilità dell'80%, quasi 10 anni prima che appaiano sintomi come la perdita di memoria» spiega Sophia Schedin Weiss, tra gli autori del lavoro.

In attesa di conferme. Dopo gli esami del sangue iniziali nel periodo 2001-2004, i partecipanti allo studio sono stati seguiti per 17 anni con monitoraggi regolari per valutare eventuali sintomi di demenza, come la perdita di memoria. Le analisi saranno ora estese agli altri pazienti registrati in database sull'invecchiamento, per capire se questo marcatore nel sangue possa diventare uno strumento per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer.

13 aprile 2023 Elisabetta Intini
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