Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Pasteur di Parigi ha analizzato quattro campioni di poliovirus inviati alla Fondazione più di 60 anni fa da Albert Sabin, il "padre" del vaccino antipolio più diffuso. Il sequenziamento dei genomi virali ha sollevato un inquietante dubbio: il poliovirus che nel 2014 infettò un bambino di 4 anni in Cina sarebbe incredibilmente simile a uno dei ceppi analizzati, e potrebbe dunque essere accidentalmente uscito da un laboratorio di ricerca o da uno stabilimento dove si producono i vaccini. I dettagli dello studio sono pubblicati su Virus Evolution.
Ipotesi evolutive. Analizzando i quattro campioni inviati da Sabin nel 1965, i ricercatori hanno riscontrato un'incredibile somiglianza genetica tra uno dei ceppi, chiamato Glenn, e Saukett A, uno dei poliovirus isolati negli USA negli anni Cinquanta che viene ancora oggi usato per produrre il vaccino inattivato antipolio. Sorprendentemente, però, Glenn è anche simile al ceppo che nel 2014 ha contagiato un bambino cinese di 4 anni – ceppo già sequenziato all'epoca nel laboratorio di Wuhan e nominato WIV14 dai ricercatori. Questi stessi ricercatori del Wuhan Institute of Virology nel 2017 avevano rilevato che il WIV14 era strettamente legato al ceppo Sabin 3, utilizzato per produrre i vaccini orali antipolio, e avevano ipotizzato che fosse circolato e mutato grazie ai vaccini e si fosse evoluto in WIV14.
Analizzando il ceppo Saukett A, i ricercatori dell'Istituto Pasteur hanno notato però che era molto più simile geneticamente al WIV14 che al Sabin 3, il che significa che WIV14 non sarebbe mutato da Sabin 3, «ma piuttosto da un ceppo molto vicino a Saukett A o da Saukett A stesso».
Fughe frequenti. È insomma possibile, secondo gli studiosi, che il virus che nel 2014 contagiò il bambino cinese sia "scappato per errore" da un laboratorio di ricerca o da una struttura dove vengono prodotti i vaccini inattivati (con il ceppo Saukett A). Il tema è caldo: Science ha provato a contattare senza successo il Wuhan Institute of Virology e diversi virologi, e nemmeno gli autori dello studio dell'Istituto Pasteur sono stati disponibili a rilasciare un'intervista.
Non sarebbe comunque la prima volta che un virus scappa da un laboratorio o da una struttura di produzione dei vaccini: ipotesi sul coronavirus a parte, nel 2014 un impianto di produzione di vaccini in Belgio rilasciò per errore miliardi di particelle di poliovirus nel sistema fognario, fortunatamente senza causare infezioni; nel 2017 un lavoratore di una struttura simile nei Paesi Bassi si infettò dopo un'altra fuga accidentale, e nel 2022 successe la stessa cosa a un altro impiegato.
Insomma, se anche l'ipotesi di una fuga fosse reale, non ci sarebbe troppo da stupirsi: piuttosto, è forse arrivato il momento di chiedersi cosa si può fare per evitare questi errori che possono rivelarsi fatali.