Un'Arca di Noè dei microrganismi che abitano l'intestino umano, o che dovrebbero abitarlo se non fossero minacciati dal ricorso sistematico ad antibiotici, da una dieta ricca di cibi lavorati e dalla vita asettica di città: ne sentono la necessità alcuni scienziati che, in un articolo pubblicato su Science, lanciano un appello per la costituzione di una banca mondiale del microbiota.
Proprio come la cassaforte mondiale dei semi in Norvegia, questo prezioso archivio dovrebbe raccogliere e proteggere gli organismi benefici per la nostra salute, prelevandone campioni dalle popolazioni più remote della Terra, dove ancora proliferano indisturbati: la flora batterica intestinale delle comunità di cacciatori-raccoglitori dell'Amazzonia è, per esempio, due volte più ricca e complessa di quella di un americano medio.
Ospiti graditi. Il microbiota umano e il suo patrimonio genetico collettivo, il microbioma, includono migliaia di miliardi di batteri, virus, funghi, archei (organismi unicellulari senza nucleo) trasmessi di generazione in generazione, che contribuiscono alla nostra salute in molti modi diversi. Influenzano i processi di nutrizione, il sistema immunitario, l'attività ormonale, la capacità di assorbimento dell'intestino, i processi neurochimici. Studi su modelli animali hanno dimostrato l'esistenza di una relazione causale tra alterazioni del microbiota e condizioni come obesità, asma, allergie, diabete giovanile, autismo.
Minacciati. L'industrializzazione è associata alla perdita di parte di questi batteri, attraverso cibo e acqua molto raffinati e poveri di batteri, la somministrazione di antibiotici prima e dopo la nascita, l'abbondanza di cesarei (in cui "salta" il passaggio del neonato nel canale del parto, e il conseguente bagno di batteri materni), e un rapporto al contagocce con la natura. La perdita di diversità nella flora intestinale cui siamo sottoposti ricorda le pressioni sull'ecologia globale dovute ai cambiamenti climatici. E con oltre il 50% della popolazione mondiale che vive nelle città, il problema è destinato a peggiorare.
Eredità. Gli scienziati della Rutgers University e dell'Università di San Diego pensano che in futuro potrebbe essere possibile prevenire parte delle malattie moderne reintroducendo alcuni dei microbi perduti. Occorrono uno sforzo internazionale e importanti finanziamenti per raccogliere campioni dalle popolazioni remote e archiviarli in un progetto internazionale pensato per le generazioni future, come quello della Global Seed Vault.
L'idea è trasmettere ai nostri discendenti un patrimonio il più possibile fedele a quello tramandato dai nostri avi per 200 mila anni. Qualche parziale database esiste già, ma raccoglie per lo più il microbioma di popolazioni occidentali, usato a scopi clinici o di ricerca.