È un'infezione batterica o virale? E, nel caso, di che virus si tratta? Fino a prima della pandemia non tutti erano così interessati a conoscere l'origine di sintomi come febbre, tosse e raffreddore, ma ora che conosciamo il virus della covid, questa domanda ha acquisito un nuovo peso. Negli USA, che grazie alla massiccia campagna vaccinale intravedono l'uscita dall'emergenza pandemica, iniziano a diffondersi test rapidi capaci di ricercare nel campione del paziente non solo l'eventuale presenza del coronavirus SARS-CoV-2, ma anche quella di altri patogeni che attaccano le vie respiratorie, a cominciare dai virus dell'influenza.
Verso una nuova normalità. Nell'ultimo inverno le misure di prevenzione contro la covid hanno praticamente azzerato la stagione influenzale; rispetto ai timori iniziali di una seconda, concomitante ondata epidemica, un po' in tutto il mondo si è registrato un numero di casi di influenza molto vicino allo zero. Ma il lento ritorno alla vita sociale reso possibile dai vaccini favorirà un rientro in grande stile dei virus respiratori stagionali, contro i quali saremo meno attrezzati avendo "saltato un giro".
Inoltre, seppure in misura contenuta e con sintomi meno gravi, il coronavirus della covid continuerà a circolare (diventerà probabilmente endemico: per approfondire). Distinguerlo per tempo permetterà sia di somministrare cure tempestive ai pazienti sia di arginare nuove ondate epidemiche.
Un unico test per quattro infezioni. Di alcuni di questi strumenti di screening parla un recente articolo pubblicato sul New York Times. Il "quad test" - sviluppato dall'azienda californiana Cepheid e autorizzato dalla FDA lo scorso settembre - sfrutta una forma molto rapida della reazione a catena della polimerasi (PCR: la stessa usata nei classici e affidabili tamponi) per individuare, in un campione di muco nasale, il materiale genetico o del nuovo coronavirus o di altri tre patogeni, due tipi di virus dell'influenza o il virus respiratorio sinciziale (RSV, all'origine di bronchiti e polmoniti soprattutto nei bambini).
diagnosticare le infezioni multiple. Alcune aziende farmaceutiche, come la Roche, hanno ricevuto l'autorizzazione di emergenza per test che distinguano tra covid, influenza di tipo A e di tipo B, mentre altre compagnie si sono specializzate nella produzione di kit diagnostici indirizzati a pazienti con difese immunitarie compromesse, particolarmente suscettibili a infezioni batteriche e virali. La francese bioMérieux ha pensato a un test a PCR che oltre al coronavirus, ricerca la presenza di altri 21 patogeni tra virus e batteri. In questo modo si aumentano le probabilità di riconoscere la presenza di coinfezioni, che altrimenti potrebbero sfuggire: un paziente con influenza potrebbe essere contemporaneamente interessato da infezione da pneumococco, per esempio.
Tecniche diverse. Parallelamente ci si sta muovendo su test che individuino gli antigeni virali (cioè le proteine caratteristiche dei virus, come la spike del SARS-CoV-2), generalmente più facili e veloci da utilizzare anche nei contesti non ospedalieri, come gli studi dei medici di base o le case. Gli scienziati dell'Università della California a Santa Cruz hanno sviluppato un test antigenico su chip capace di individuare con accuratezza, dai tamponi nasali, le proteine del virus della covid e di quello dell'influenza A. Il test, descritto nel dettaglio su Proceedings of the National Academy of Sciences, si basa su un biosensore con ottica integrata per l'analisi delle singole molecole virali. Insomma c'è da scommettere che nei prossimi mesi ci faremo un'idea molto più precisa della circolazione dei patogeni che colonizzano le nostre vie respiratorie.