Salute

Un mistero risolto sull'allattamento potrebbe aiutare a combattere l'osteoporosi

Un ormone prodotto dal cervello durante l'allattamento al seno compensa la perdita ossea tipica di questo periodo. Lo useremo a scopo terapeutico?

Come fanno le ossa delle donne che allattano al seno a mantenersi solide e forti? La domanda non è banale, perché durante l'allattamento, le riserve di calcio nelle ossa vengono usate per rendere il latte più nutriente, con la conseguente perdita di massa e densità che accompagnerà le neomamme fino allo svezzamento dei figli. Eppure, la maggior parte delle donne transita in questo periodo di maggiore fragilità scheletrica senza problemi. Deve esserci qualche meccanismo che compensa il danno subito dalle ossa. Ma quale?

L'ormone che ricostruisce le ossa

Un ormone prodotto dal cervello durante l'allattamento, e appena individuato nelle femmine di topo, sembra contrastare la perdita di massa e densità ossea dovuta al diverso utilizzo di calcio nell'organismo materno. La scoperta, spiegata in un articolo pubblicato su Nature, potrebbe regalarci un nuovo strumento per curare l'osteoporosi, il deterioramento del tessuto osseo con il conseguente aumento della sua fragilità.

Il ruolo dell'estrogeno

Oltre a reindirizzare il calcio verso la produzione di latte, l'allattamento comporta una riduzione dei livelli di estrogeno, un ormone essenziale per la salute delle ossa, la cui diminuzione (anche in altre fasi della vita di una donna, come la menopausa) provoca una perdita di densità ossea e un rischio aumentato di fratture. Nonostante questo, la maggior parte delle neomamme tollera senza problemi lo stress che questa fase reca al sistema scheletrico, finché la salute delle ossa non torna ottimale, tra i 6 e i 12 mesi dal termine dell'allattamento.

Holly Ingraham, ricercatrice della Scuola di Medicina dell'Università della California a San Francisco, ha scoperto che - stranamente - nei topi in cui venivano bloccati i recettori dell'estrogeno nell'ipotalamo (una piccola struttura cerebrale situata nella zona centrale interna ai due emisferi) le ossa si rafforzavano. Come era possibile, essendo l'estrogeno "fuori gioco"?

L'ormone salva ossa: CCN3

Successivi esperimenti sui topi hanno rivelato che la sostanza che rafforzava le ossa era un ormone prodotto dal cervello e chiamato CCN3. Nelle femmine di topo ingegnerizzate in modo da essere prive dei recettori per gli estrogeni, un gruppo di cellule cerebrali chiamate neuroni Kiss1 rilascia il CCN3 direttamente nel sangue, dove fa aumentare il numero di cellule staminali scheletriche, capaci di produrre nuovo tessuto osseo.

Gli scienziati hanno misurato il livello dell'ormone nel cervello delle femmine prima della gravidanza e dopo il parto, scoprendo che il CCN3 è di norma prodotto in quantità importanti soltanto in allattamento. Le sue concentrazioni aumentano quando i topi cominciano ad allattare e scemano quando questa fase è ormai conclusa.

Se la produzione dell'ormone viene inibita, le femmine perdono più massa ossea del normale dopo il parto, e i topolini appena nati sperimentano più problemi di crescita (il motivo di questa seconda conseguenza non è ancora chiaro).

Infine, bloccare l'ormone nelle femmine di topo in allattamento riduce la loro massa ossea: insomma potrebbe essere proprio il CCN3 la molecola del mistero, che servirebbe a riparare le ossa fragili in generale - per esempio negli adulti con osteoporosi, una condizione la cui prevalenza aumenta progressivamente con l'avanzare dell'età, specialmente dopo i 55 anni. Quando gli scienziati hanno applicato cerotti contenenti CCN3 a quattro topi maschi di età "avanzata" con fratture ossee, in 3 settimane il loro volume osseo è aumentato del 240%, rispetto a quello di topi trattati con cerotti privi dell'ormone.

È CCN3 l'arma contro l'osteoporosi?

Servirà tempo per capire se quanto scoperto valga anche per gli esseri umani, in quali quantità l'ormone dà il massimo dei benefici alle ossa, e se abbia effetti di diverso tipo anche su altri organi. Nel frattempo, il team sta lavorando a un esame del sangue che testi anche i livelli di CCN3, per capire se e quanto l'ormone aumenti nelle donne in allattamento.

16 agosto 2024 Elisabetta Intini
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