Salute

I fitness tracker possono predire il rischio di parto prematuro?

Un dispositivo indossabile potrebbe scoprire nella variabilità del ritmo cardiaco della futura madre i segnali che anticipano un parto pretermine.

I dispositivi indossabili che ogni giorno tengono traccia dei nostri parametri vitali potrebbero leggere, nei cambiamenti di variabilità del ritmo cardiaco della futura madre, i possibili segnali del rischio di un parto prematuro. Lo rivela uno studio sulla rivista scientifica PLoS ONE, che apre nuove speranze sulla prevenzione di uno dei principali fattori di rischio per la salute dei nascituri. 

Il parto prematuro è per definizione la nascita che avviene prima della 37esima settimana di gestazione, un evento che interessa ogni anno 15 milioni di bambini e che risulta in aumento. Le conseguenze del parto pretermine, prima fra tutte lo sviluppo incompleto del feto quando viene alla luce, rappresentano la prima causa di morte per i bambini al di sotto dei 5 anni di età.

Parto prematuro: Difficile previsione. In assenza di avvisaglie cliniche o di patologie note nella madre o nel feto, il rischio di parto prematuro passa spesso sotto traccia, anche perché gli esami di screening che potrebbero farlo emergere (come la misurazione della lunghezza della cervice uterina, la parte inferiore dell'utero), non sono così frequenti nelle pazienti senza fattori di rischio conosciuti. Eppure quando il rischio è presente e riconosciuto, sono possibili alcuni interventi come la somministrazione di corticosteroidi e magnesio per accelerare la crescita polmonare e del sistema nervoso del feto, o di progesterone per ritardare il travaglio nella madre. 

fitness tracker: Analisi dei dati. Un gruppo di ginecologi della Scuola di Medicina dell'Università della West Virginia (USA) ha collaborato con il team di ricerca di un marchio di fitness tracker ("WHOOP") per capire se un particolare parametro vitale delle donne in gravidanza potesse fornire informazioni circa la possibilità di un parto prematuro.

Il parametro in questione è la variabilità del ritmo cardiaco (Heart Rate Variability, HRV), cioè la quantità di fluttuazioni intorno al valore medio del ritmo cardiaco stesso o - se preferite - l'espressione di come varia continuamente l'intervallo tra un battito cardiaco e il successivo. L'HRV è considerata una misura non invasiva del corretto funzionamento del sistema nervoso autonomo, che svolge le funzioni base dell'organismo: si interpreta infatti positivamente la capacità del cuore di adattarsi continuamente agli stimoli interni ed esterni.

Parametro da non sottovalutare. Precedenti ricerche hanno dimostrato che l'HRV declina nelle prime 33 settimane di gestazione nelle gravidanze a termine; a quel punto la tendenza cambia e la variabilità del ritmo cardiaco aumenta fino al momento del parto.

Ma che cosa succede in caso di parto prematuro? L'inversione di tendenza osservata dipende dal fatto che è arrivata la 33esima settimana di gravidanza, o dal fatto che mancano 7 settimane al parto a termine? Se questa inflessione fosse infatti predittiva del momento del parto, potrebbe essere usata come un biomarcatore digitale della prematurità, un parametro da sottoporre immediatamente all'attenzione dei medici che seguono le gestanti.

Maggiore prevenzione. I ricercatori hanno analizzato i dati registrati dal fitness tracker da polso indossato da 241 donne in gravidanza, 21 delle quali hanno avuto un parto prematuro. Le loro analisi hanno suggerito che la variabilità del ritmo cardiaco della madre sia in effetti correlata a quanto tempo manca al parto e che possa essere usata come parametro per valutare il rischio di parto pretermine.

La previsione del rischio, che potrebbe poi essere confermata dagli esami diagnostici di routine, consentirebbe di mettere in atto le misure protettive necessarie a ritardare il parto e a consentire la crescita fetale anche nelle aree meno provviste di servizi per le future madri, dove è più difficile trovare assistenza medica.

30 gennaio 2024 Elisabetta Intini
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