Un potente anticorpo neutralizza il virus del morbillo prima che possa completare il processo di fusione con la membrana della cellula ospite. Gli scienziati del La Jolla Institute for Immunology (LJI) Center for Vaccine Innovation, in California, sono riusciti a fotografare con un'avanzata tecnica di microscopia il momento esatto in cui il patogeno viene bloccato sui suoi passi: un passaggio chiave per mettere a punto vaccini più efficaci o terapie per chi ha contratto l'infezione.
Lo studio, pubblicato su Science, apre nuove speranze sulla possibilità di contrastare la crescente diffusione del morbillo, ma anche di prevenire e curare malattie causate da virus della sua stessa famiglia.
Altolà! Gli scienziati hanno sfruttato il potenziale della microscopia crioelettronica (Cryo-EM: una tecnica di imaging al microscopio che permette di vedere più nel dettaglio le strutture di proteine e di componenti delle cellule piccolissimi) per ottenere una "fotografia" ultraprecisa del tentativo di fusione tra la glicoproteina che il virus del morbillo reca in superficie, e che usa per entrare nelle cellule, e la cellula ospite. La fusione è stata efficacemente ostacolata da un anticorpo chiamato mAb 77, che prende di mira proprio questo meccanismo virale.
Come in un film d'azione. «La serie ottenuta è come un libro sfogliabile, con immagini in divenire della proteina di fusione che si dispiega e dell'anticorpo che la blocca prima che possa completare l'ultima fase del processo di fusione. Pensiamo che altri anticorpi agiscano allo stesso modo contro altri virus, ma non sono mai stati fotografati in questo modo prima d'ora» spiega Erica Ollmann Saphire, Professoressa e Presidentessa del La Jolla Institute for Immunology, che ha co-diretto lo studio insieme a Matteo Porotto, Professore di Patogenesi molecolare virale della Columbia University. Il potenziale rivoluzionario della Cryo-EM era stato riconosciuto nel 2017, quando i suoi sviluppatori sono stati premiati con il Nobel per la Chimica.
Invasione fallita. I due team di La Jolla e Columbia hanno collaborato per ingegnerizzare una versione abbastanza stabile della glicoproteina del virus del morbillo da poter essere studiata con la Cryo-EM, che permette tra l'altro l'analisi delle varie fasi dinamiche di ripiegamento delle proteine. Hanno poi prodotto in massa la proteina in colture cellulari e l'hanno osservata interagire con l'anticorpo mAb 77, che è riuscito ad arrestarla nel bel mezzo del processo di fusione, quando la glicoproteina si era già orientata nella conformazione corretta per completare la fusione di membrana. Il team ha potuto osservare con esattezza in che modo l'anticorpo chiude pezzi della glicoproteina prevenendo, di fatto, l'attacco virale.
Protezione più efficace. Gli scienziati sperano che l'anticorpo mAb 77 possa essere impiegato in vaccini o farmaci che proteggano dal morbillo o che rendano meno gravi i sintomi di chi lo ha contratto. I ratti trattati con l'anticorpo e poi esposti al virus, o non hanno contratto l'infezione o l'hanno sviluppata con sintomi molto ridotti a livello polmonare.
Quello del morbillo è un virus a potenziale pandemico, estremamente contagioso, che approfitta dei cali nella copertura vaccinale per diffondersi e che nel 2022 è stato responsabile di 9 milioni di casi e 136.000 decessi, soprattutto tra bambini di età inferiore ai 5 anni non vaccinati o vaccinati con una dose delle due necessarie.
Un'arma in più. I casi di morbillo sono in rapida crescita sia in Europa sia negli Stati Uniti. L'attuale vaccino (quello anti morbillo-parotite-rosolia-varicella, MPRV) funziona molto bene, ma non può essere somministrato a persone immunodepresse o in gravidanza. E al momento non esistono trattamenti specifici per chi è in fase di infezione attiva. Inoltre, l'anticorpo studiato potrebbe bloccare in modo efficace anche l'attacco di altri virus della stessa famiglia di quello del morbillo - quella dei Paramyxovirus - come il virus Nipah, meno contagioso ma assai più letale, o i virus parainfluenzali, o il virus Hendra.