Un altro progetto di vaccino anti covid sembra essere partito con il giusto passo: un preparato sperimentale sviluppato dalle aziende Pfizer e BioNTech, conosciuto per ora come BNT162b1, avrebbe provocato una risposta immunitaria su un primo ristretto gruppo di volontari, durante gli studi di fase 1 e 2 per valutare la sua sicurezza e la capacità di stimolare le difese dell'organismo. Secondo i risultati, ancora preliminari e non rivisti in peer-review, pubblicati su medRXiv, i livelli di anticorpi rintracciati nei volontari che hanno ricevuto il vaccino sarebbero fino a 2,8 superiori rispetto a quelli presenti nel siero dei guariti.
Come funziona. Il vaccino BNT162b1 si basa sulla stessa tecnologia di quello in lavorazione da un altro colosso farmaceutico, la statunitense Moderna: sfrutta un segmento di RNA messaggero di una copia sintetica del coronavirus, in cui sono incluse le istruzioni genetiche che permettono al SARS-CoV-2 di replicarsi nelle cellule umane, per fare in modo che l'organismo metta in campo una risposta immunitaria specifica. Si tratta di una tecnologia potenzialmente a rapido sviluppo ma molto nuova, che non ha ancora portato a un vaccino commercializzabile.
La maggior parte dei 45 volontari tra i 18 e i 55 anni che hanno preso parte al trial ha ricevuto due dosi di vaccino o di placebo a distanza di 21 giorni. Un buon numero dei soggetti ha avuto la febbre dopo la seconda dose, una reazione prevista e non ritenuta preoccupante. Visto che anche dosi più basse scatenavano una risposta immunitaria, i ricercatori hanno comunque deciso di abbandonare il dosaggio più alto, quello da 100 microgrammi.
Equilibri politici. Alti livelli di anticorpi nei pazienti che hanno ricevuto il vaccino sono un indizio di possibile immunità alla COViD-19, ma sulla durata delle difese contro il nuovo coronavirus, anche in chi ha già contratto l'infezione, rimangono ancora molti dubbi. Maggiori informazioni si avranno dai prossimi trial, che coinvolgeranno gruppi più numerosi di pazienti e inizieranno quest'estate. L'obiettivo per la Pfizer è arrivare a produrre 100 milioni di dosi di vaccino per la fine del 2020.
Attualmente ci sono 178 progetti di vaccini sperimentali contro la covid, 23 dei quali in fase di sperimentazione clinica. Intanto, prosegue la ricerca di farmaci già disponibili che possano rivelarsi efficaci nel tamponare i sintomi più gravi dell'infezione. Negli ultimi giorni gli USA si sono assicurati tutte le scorte disponibili dell'antivirale remdesivir (che sembra accelerare la guarigione nei casi più gravi di covid) per i prossimi tre mesi.
La decisione unilaterale ha lasciato sconcertata la comunità internazionale, e dà un'idea di cosa potrebbe accadere non appena si avrà notizia di un vaccino realmente efficace.