Salute

Che cosa ci racconta il sangue nell'ultimo pasto delle zanzare? Molto sulla nostra salute

Analizzando il sangue succhiato dalle zanzare si può saperne di più sui patogeni che ci infettano, prevedendo pandemie future e studiando la diffusione di quelle passate.

Abbiamo finalmente trovato un'utilità alle zanzare: possiamo analizzare il sangue del quale si nutrono (spesso il nostro) per scoprire le infezioni delle loro vittime. Questo metodo, presentato durante una conferenza tenutasi in Malesia lo scorso novembre e illustrato in un articolo di Nature, potrebbe servire non solo a individuare i patogeni da cui sono stati contagiati gli umani in una determinata zona, ma anche a identificare un serbatoio animale di un nuovo virus prima che questo effettui il salto di specie (spillover).

L'ultima cena. Dopo aver catturato circa 55.000 zanzare nei parchi di Brisbane tra il 2021 e il 2022, i ricercatori hanno analizzato il sangue con il quale avevano pasteggiato alla ricerca di anticorpi contro il Ross River virus, che causa una malattia endemica in Australia e nelle isole del Pacifico meridionale. Hanno poi sequenziato i frammenti di Dna presenti per identificare l'ospite animale che avevano punto.

Delle zanzare catturate, 480 avevano fatto una scorpacciata di sangue: oltre la metà era sangue umano, il 9% era di mucca e il 6% di canguro, oltre ad altre percentuali minori di altri animali. Del sangue raccolto nei 253 insetti che avevano pasteggiato sui nostri corpi, oltre il 50% aveva anticorpi contro il Ross River virus; la percentuale saliva a oltre il 75% nel caso di mucche e canguri.

Ross river
Artrite e dolori articolari sono i sintomi più comuni della malattia causata dal virus Ross River (il cui nome deriva dal fiume australiano Ross, in foto, dove è stato identificato il primo caso). Appartiene alla stessa famiglia di virus trasmessi dalle zanzare che causano la dengue, l’encefalite giapponese e la febbre gialla. © Roadwarrior Photography | Shutterstock

Applicazioni future. In teoria, questo approccio potrebbe essere utilizzato per qualunque patogeno che scateni una risposta immunitaria nell'ospite (e dunque anche per SARS-CoV-2 o Ebola, ad esempio). «Questa tecnica potrebbe aiutare i ricercatori a studiare più a fondo alcune malattie delle quali sappiamo poco, come l'encefalite giapponese in Australia», sottolinea Eloise Skinner, ecologista delle malattie alla Griffith University.

Limiti attuali. Attualmente il metodo presenta ancora diversi limiti: uno tra tutti, l'impossibilità di raccogliere dati riguardanti il momento e il luogo in cui gli animali e gli umani sono stati infettati dalle zanzare − impedendo così un'azione tempestiva per frenare un eventuale aumento dei contagi.

Non è inoltre chiaro di chi sia il sangue ingerito dalle zanzare: in pratica, diverse zanzare potrebbero aver punto lo stesso ospite, e dunque i dati finali sui contagi potrebbero essere falsati. Un ultimo ostacolo è dato dal fatto che le zanzare sono generalmente difficili da catturare, specialmente perché le femmine, dopo aver pasteggiato, si nascondono in luoghi bui e umidi per digerire.

9 dicembre 2022 Chiara Guzzonato
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