Milano, 22 set. (AdnKronos Salute) - "La sovradiagnosi è un problema che esiste, ma che fortunatamente nel nostro Paese è molto limitato per quanto riguarda il tumore al seno", dove si attesterebbe attorno all'1-2%. Parola di Umberto Veronesi, oncologo e presidente dell'omonima Fondazione, intervenuto oggi a Milano durante la conferenza stampa di presentazione della campagna di prevenzione 'Pink is good'. Il rischio della diagnosi precoce dei tumori è infatti quello di trovare un cancro con lentissima crescita, che non si sarebbe mai manifestato durante la vita del paziente.
"Si tratta di un tema molto dibattuto negli ultimi anni - interviene Mauro Zappa, direttore dell'Osservatorio nazionale screening - Diverse agenzie internazionali si sono occupate del problema e tutte concordano che, per quanto riguarda il seno, i benefici siano superiori agli eventuali danni". Per Zappa nel nostro Paese anche il rischio di operare persone con tumori benigni è molto basso: "Parliamo di 1 su 10. In Italia c'è una capacità discriminatoria nel processo diagnostico tra le migliori d'Europa".
Veronesi insiste sui benefici della diagnosi precoce: "Oggi andiamo a cercare il tumore nelle persone apparentemente sane. Questo significa che, se è più piccolo di un centimetro, riusciamo a guarire il 95% delle donne". Per Carmine Pinto, presidente dell'Associazione italiana oncologia medica, oltre al rapporto costi-benefici, nella prevenzione è fondamentale la comunicazione con le donne e il rapporto di fiducia che si riesce a instaurare con loro.
Ogni anno in Italia si ammalano di cancro al seno circa 50 mila donne, con una mortalità sempre inferiore: "Nell'ultimo decennio il tasso di sopravvivenza nel nostro Paese è aumentato dell'1,5% all'anno - dichiara Pinto - Questo perché è cambiato l'approccio: lo screening mammografico ha ridotto del 38% la mortalità nella fascia 60-69 anni". Tra i 50 e i 69 anni le italiane dovrebbero essere invitate dal Servizio sanitario nazionale a effettuare una mammografia ogni due anni.
Secondo i dati a disposizione dell'Osservatorio nazionale screening, solo il 75% delle donne del Belpaese riceve l'invito, la maggior parte delle quali vive nel centro-nord. "Anche la partecipazione è differenziata e vede una risposta tra il 65 e il 70% al Nord, 55-60% al Centro e appena 40% al Sud", spiega Zappa.
L'area che nel 2013 - ultimo anno in cui sono disponibili i dati - ha risposto meglio è stata la provincia autonoma di Trento, con il 76% di donne che si sono sottoposte a mammografia. La Regione in coda è stata invece la Campagna, con appena il 20% di partecipazione allo screening.