Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - - Tintarella, è proprio il caso di dirlo, di luna. Gran parte dei danni che le radiazioni ultraviolette (Uv) provocano alla pelle si verifica ore dopo l'esposizione al sole, anche quando ci troviamo ormai al buio. Lo ha scoperto un team di ricercatori di Yale attraverso uno studio pubblicato online su 'Science'.
L'esposizione alla luce del sole o dei lettini abbronzanti può danneggiare il Dna dei melanociti, le cellule che producono la melanina, sostanza che conferisce alla pelle il suo colore. Questo danno è una delle principali cause di cancro della pelle, la forma più comune di tumore negli Stati Uniti. In questo studio Douglas Brash, professore di Radiologia terapeutica e dermatologia alla Yale School of Medical, ha guidato un gruppo di scienziati che hanno prima esposto melanociti di topo e umani alle radiazioni di una lampada Uv.
La radiazione ha causato un tipo di danno al Dna noto come dimero di ciclobutano (Cpd), in cui due 'lettere' del Dna si fissano e piegano il Dna stesso, impedendo che le informazioni contenute siano lette correttamente. Con sorpresa dei ricercatori, i melanociti non solo hanno prodotto immediatamente Cpd, ma hanno continuato a farlo ore dopo l'esposizione ai raggi Uv. Le cellule senza melanina hanno invece generato danni solo durante l'esposizione ai raggi Uv.
Questa scoperta dimostra inoltre, come suggerito da studio precedenti, che la melanina può avere ha effetti protettivi, ma anche cancerogeni. E questo perché i raggi Uv stimolano due enzimi che attivano un elettrone nella melanina e l'energia scaturita da questo processo viene trasferita al Dna anche al buio, provocando così lo stesso danno creato quando si è esposti alla luce solare. Ma, suggeriscono gli autori, si potrebbe pensare a creme dopo-sole specifiche in grado di bloccare il trasferimento di energia.