Salute

Tumori: 495.000 donne li hanno sconfitti al seno, servono percorsi riabilitazione

Roma, 16 nov. (AdnKronos Salute) - Sono più di 495 mila le donne in Italia che hanno sconfitto il tumore del seno. Pur se la malattia è ormai alle spalle, molte risentono per tutta la vita di alcune conseguenze della neoplasia o delle terapie seguite per favorire la guarigione. "Anche per queste pazienti che ce l'hanno fatta, è importante affrontare organicamente i molteplici disturbi che talvolta inficiano gravemente la loro qualità di vita: dovrebbe essere compiuto ogni sforzo per avviare programmi complessivi di riabilitazione che affrontino e risolvano tutti questi aspetti, per restituire loro una piena integrità psichica e fisica una volta raggiunta la guarigione", sottolinea Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica del Regina Elena Roma, dove si è svolto l'International Meeting on 'New Drugs in Breast Cancer', presieduto dall'oncologo.

I disturbi da affontare sono "in particolare quelli sessuali, della fertilità, psico-sociali. Senza dimenticare il distress, la depressione o le conseguenze organiche, cardiologiche, neurologiche, conseguenti alla cura, oltre alla fatigue e all'osteoporosi - ricorda l'esperto - Tutte le Istituzioni che trattano queste pazienti dovrebbero considerare questi aspetti ed affrontarli organicamente".

"Per le pazienti con espressione o amplificazione del fattore di crescita Her2, i progressi negli ultimi 10 anni sono stati incredibili - spiega Clifford Hudis, past president della Società americana di oncologia clinica (American Society of Clinical Oncology, Asco), e responsabile del Breast Medicine Service al Memorial Sloane Kattering Cancer Center di New York - Decisivi anche i risultati clinici, con numerose decine di migliaia di donne guarite nel mondo grazie a farmaci specifici contro questo fattore di crescita".

"Recentemente sono stati introdotti anche in questo sottogruppo di pazienti - conitnua l'esperto - nuovi farmaci che potentemente integrano l'attività dei trattamenti di prima generazione. Sono in corso sperimentazioni cliniche nella malattia in fase precoce anche prima della chirurgia, per valutare in quali casi somministrare i trattamenti più convenzionali (probabilmente nelle donne a minor rischio) e quando invece utilizzare insieme tutti questi farmaci (i più tradizionali e i più moderni) in aggiunta alla chemioterapia (nelle donne ad alto rischio)".

"L'immunoterapia nella neoplasia del seno - spiega Giuseppe Curigliano, direttore Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all'Istituto europeo di oncologia di Milano - apre per il futuro tre grandi argomenti di ricerca: innanzitutto come rendere immunogenici i tumori che non lo sono (ovvero come rendere riconoscibili dal sistema immunitario i tumori che meglio si mimetizzano); come potenziare la risposta immunitaria attraverso la combinazione di più anticorpi che attivano in modo più efficace il sistema immunitario; come identificare i pazienti responsivi rispetto ai non responsivi.

Quest'ultimo quesito trova la risposta nell'analisi di marcatori nel sangue periferico e non nell'analisi del tumore".

Per Curigliano, "ogni farmaco a cui il paziente è esposto induce 'perturbazioni' del sistema immunitario. Intercettarle e studiarle attraverso l'analisi citofluorimetrica dei linfociti e l'analisi del trascrittoma, ci consentirà di meglio selezionare i pazienti candidati a terapie con inibitori dei checkpoint immunologici".

16 novembre 2015 ADNKronos
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