Un vaccino a mRNA confezionato su misura su ogni singolo paziente ha dato risultati promettenti nel trattamento di una forma aggressiva di tumore del pancreas, in un piccolo studio preliminare che apre nuove speranze sulle future cure di questa malattia.
Nel trial di fase 1, metà dei pazienti a cui è stato somministrato il vaccino non hanno mostrato recidive di cancro per l'intera durata dello studio (18 mesi), un dato considerato molto positivo, vista l'alta probabilità con cui questo tumore di solito si ripresenta. La scoperta è stata pubblicata su Nature.
Analisi genetica. Lo studio ha interessato 16 pazienti che si sono sottoposti a chirurgia per asportare un adenocarcinoma duttale, la forma più comune di tumore del pancreas.
I medici del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York hanno estratto alcuni campioni di cellule cancerose di ciascuno e li hanno inviati in Germania ai laboratori della BioNTech, l'azienda di biotecnologie che ha realizzato insieme a Pfizer i vaccini a mRNA che ci hanno salvato dalla covid.
Ecco il bersaglio: colpite! Gli scienziati hanno analizzato le caratteristiche genetiche di specifiche proteine che si trovano sulla superficie delle cellule malate e hanno prodotto vaccini a mRNA "sartoriali", cioè adattati al profilo del tumore di ogni singolo paziente, per insegnare alle cellule immunitarie di ciascuno a combattere il tumore.
L'mRNA ha consegnato all'organismo dei pazienti le istruzioni per produrre le stesse proteine presenti sulla superficie delle cellule tumorali e darle "in pasto" al sistema immunitario, che le ha riconosciute come estranee e si è preparato a eliminarle. Il meccanismo è simile a quello utilizzato per armare i nostri organismi contro il SARS-CoV-2.
Interpretare con cautela. Come anticipato lo studio è ancora nelle sue prime fasi e ha riguardato un numero molto ristretto di volontari, 16 pazienti tutti di origine caucasica che hanno ricevuto il vaccino come parte di un trattamento più ampio, che includeva chemioterapia e un farmaco che impedisce ai tumori di sfuggire al sistema immunitario. Per il momento non è stato possibile scorporare i benefici del vaccino da quelli potenzialmente legati alle altre due terapie.
Esiti incoraggianti. In 8 dei 16 pazienti si è verificata un'elevata attivazione di un tipo di linfociti, le cellule T, e a 18 mesi dall'intervento, nessuno di essi mostrava segni di progressione del tumore. Nel gruppo che non ha risposto al vaccino, invece, il cancro è ritornato dopo un tempo mediano di 13,4 mesi dall'intervento.
La scoperta, che andrà approfondita e confermata su numeri assai più elevati di persone, è importante perché questo tipo di tumore del pancreas non risponde bene alle immunoterapie che dirigono le cellule immunitarie contro gli antigeni (proteine specifiche) sulle cellule tumorali, e perché finora si è sempre pensato che l'adenocarcinoma duttale avesse poche proteine specifiche da usare come eventuali bersagli in vaccini personalizzati.
Troppo caro. Il vaccino personalizzato che è stato sviluppato in sole 9 settimane dall'intervento (ma che ora è confezionabile in 6) è però ancora estremamente costoso: si arriva a poco meno di 100.000 dollari (oltre 91.500 euro) per dose, un prezzo che creerebbe disuguaglianze intollerabili nell'accesso alle cure.