Salute

Trasfusioni di sangue: il gruppo potrebbe presto non essere più un problema

Identificati nei batteri intestinali enzimi in grado di trasformare in modo affidabile ed efficiente il sangue di tipo A e B in donatore universale del gruppo 0.

Nelle situazioni di emergenza c'è spesso urgente bisogno di sangue di tipo 0 (zero), che può essere trasfuso a tutti (donatore universale). Ora uno studio statunitense presentato nel corso del 256esimo meeting dell'American Chemical Society (ACS), a Boston, ha identificato nei batteri dell'intestino umano alcuni enzimi capaci di trasformare il sangue di tipo A e di tipo B in sangue di tipo 0, in un modo 30 volte più efficiente rispetto agli enzimi considerati finora.

Verso globuli neutri. Le caratteristiche dei quattro principali gruppi sanguigni (A, B, AB, 0) sono ereditarie e dipendono dalla presenza o dall'assenza, sulla superficie dei globuli rossi (i corpuscoli nel sangue incaricati del trasporto di ossigeno), di specifiche proteine o antigeni, che vengono riconosciuti dal sistema immunitario e reagiscono con diversi anticorpi.

Nel sangue di gruppo 0, i globuli rossi non presentano antigeni sulla superficie e sono quindi accettati da ogni organismo, indipendentemente dal gruppo sanguigno di appartenenza. I soggetti A, invece, hanno sulla membrana dei propri globuli rossi la proteina A, e nel plasma anticorpi anti-B; un soggetto B presenta sulla membrana dei propri globuli rossi la proteina B e nel plasma anticorpi anti-A.

«Se si riuscisse a rimuovere questi antigeni, che sono semplici zuccheri, allora potremmo convertire il sangue di tipo A e B in sangue di tipo 0», afferma Stephen Withers (Università della British Columbia, Canada), uno degli autori dello studio. Questo è da tempo un obiettivo, per gli scienziati, ma finora non sono stati trovati enzimi abbastanza efficienti e sicuri per portare l'operazione a termine.

Ricerche a tappeto. Withers è ricorso alla metagenomica per rintracciare enzimi con questa "specializzazione". «Con la metagenomica si considerano tutti gli organismi di un determinato ambiente e si estrae la somma totale dei loro DNA, mescolati assieme», spiega Withers. È l'equivalente del calare una grande rete anziché lanciare più volte un singolo amo (che in laboratorio si traduce nel concentrarsi su più colture individuali).

Una spiccata somiglianza. Di solito questa tecnica viene utilizzata per studiare la comunità microbica di un ecosistema. Questa volta è servita a individuare gli enzimi-candidati in un habitat inaspettato: tra i batteri dell'intestino umano. Le pareti del tratto digerente sono ricoperte da secrezioni mucose a base di mucine, che sono glicoproteine (cioè proteine che includono una parte glucidica, ossia zuccheri). Questi zuccheri, che nutrono i batteri intestinali coinvolti nella digestione, sono molto simili agli antigeni sui globuli rossi dei gruppi A e B.

I ricercatori si sono focalizzati sugli enzimi che servono ai batteri per tagliare dalle mucine gli zuccheri di cui hanno bisogno, e ne hanno trovati alcuni capaci di staccare l'antigene dai globuli rossi in modo altamente efficiente - 30 volte di più rispetto ai candidati precedenti.

Secondo Withers, si tratta di candidati molto promettenti per trasformare gruppi sanguigni diversi in donatori universali - ma, come sempre, prima di passare dalla ricerca alla clinica serviranno altri approfonditi studi.

21 agosto 2018 Elisabetta Intini
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