Milano, 19 ago. (AdnKronos Salute) - Intervento record alla Città della Salute di Torino su una bimba appena nata, venuta alla luce con una gravissima malformazione congenita del sistema nervoso centrale. "Per la prima volta in Italia, una delle prime al mondo", annuncia l'azienda ospedaliera, è stata utilizzata con successo una tecnica di trapianto di membrane amniotiche su una neonata affetta da mielomeningocele: un difetto del tubo neurale di cui la mamma, una donna residente in una città dell'Alessandrino che non si era sottoposta a controlli in gravidanza, è venuta a conoscenza solo pochi giorni prima del parto. "Ad oggi, nonostante il difficoltoso e drammatico inizio della vita della bambina, non riconosciuta alla nascita dai genitori sconvolti dall'evento", spiegano dall'ospedale, i medici manifestano "un certo ottimismo" sulla prognosi.
La bimba è venuta alla luce nel giugno scorso presso la neonatologia dell'ospedale Sant'Anna. Pochi giorni prima del parto era stata scoperta la sua malformazione, causata da un difetto di saldatura degli archi vertebrali posteriori con conseguente fuoriuscita delle meningi e del midollo spinale. A causa della grave sofferenza midollare, il rischio maggiore in questi casi è quello di una impossibilità o di una grave difficoltà a camminare e di un mancato controllo della vescica, oltre a un corollario di altri possibili sintomi neurologici.
La correzione neurochirurgica viene eseguita molto precocemente e consiste nel riposizionamento del midollo spinale nella sua sede naturale, e nella successiva chiusura per sutura dei tessuti molli sovrastanti. Nei pazienti più gravi come questa piccola, sia per la mancanza di tessuti di copertura disponibili sia per eventuale sofferenza vascolare dei lembi di chiusura, sono poi necessari delicatissimi interventi di chirurgia plastica. Attualmente, sia per gli interventi di prevenzione (in primis l'assunzione di acido folico già prima del concepimento) sia per la possibilità di diagnosi prenatale, l'incidenza del mielomeningocele si è notevolmente ridotta a circa un caso su 8 mila nati. Ma senza controlli eseguiti a tempo debito, la bimba ha sviluppato la grave condizione.
Subito trasferita presso la Rianimazione dell'ospedale Infantile Regina Margherita, la neonata è stata quindi sottoposta a intervento neurochirurgico di riparazione del difetto congenito da parte dell'équipe diretta da Paola Peretta. La aspettava però il calvario conseguente alle difficoltà e ai lunghi tempi di chiusura del grave difetto della cute sovrastante la malformazione. Un problema che, in questi casi, rappresenta il più grave pericolo per la sopravvivenza e la qualità della vita dei piccoli pazienti, compresa la ripresa motoria.
Per questo motivo, durante il successivo ricovero nel Reparto di terapia subintensiva neonatale del Regina Margherita, diretto da Enrico Bertino, Giovanni Montà della Chirurgia plastica pediatrica diretta da Ernesto Pepe ha deciso di applicare per la ricostruzione della perdita di sostanza una tecnica mai utilizzata finora in ambito neonatale.
Per la copertura del difetto cutaneo sono state applicate delle membrane amniotiche: si è cioè proceduto a una sorta di trapianto d'organo, utilizzando un materiale con caratteristiche rigenerative e antinfiammatorie del tutto particolari, senza rendere necessarie terapie immunosoppressive vista l'assenza di rischi di rigetto legata alle peculiarità intrinseche del tessuto trapiantato.
Le membrane amniotiche usate in questa tecnica sono estratte da placente raccolte da taglio cesareo e vengono inviate alla Banca dei tessuti di Treviso, che le sottopone ad accurati controlli di laboratorio per poi trattarle e conservarle pronte all'utilizzo. Finora questo materiale è stato applicato, soprattutto nell'adulto, solo in altri ambiti della chirurgia come il trattamento delle ustioni e delle ulcere cutanee. "Nella bimba la velocità di riparazione della perdita di sostanza è stata sorprendentemente rapida e ha consentito di iniziare il percorso fisioterapico precocemente", dicono i sanitari.
"Questa rapida ripresa apre importanti speranze per fornire alla piccola paziente un iter terapeutico più rapido, accorciando il preziosissimo intervallo critico per rendere favorevoli gli interventi di riabilitazione indispensabili per la sua qualità di vita futura", dichiara Francesca Giuliani, medico della Subintensiva neonatale del Regina Margherita. Ora, aggiunge, "medici e infermieri stanno facendo squadra per sostenere il difficile percorso della piccola paziente". Da qui il cauto ottimismo degli esperti sul futuro della piccola.
"Questa tecnica - concludono dall'Ao piemontese - è stata possibile solo grazie all'integrazione e alla collaborazione multidisciplinare degli specialisti della Città della Salute e della Scienza di Torino, e i promettenti risultati di questa tecnica aprono per la prima volta positive prospettive per la qualità di vita futura del bambini affetti da questa gravissima patologia".