C’è la banca del sangue, quella del latte, quella degli ovuli e quella del seme. E da qualche giorno, negli Stati Uniti, c’è anche la prima banca… delle feci. Sì, avete capito bene e funziona esattamente come le altre banche biologiche: raccoglie cioè i campioni, in questo caso fecali, forniti da donatori selezionati in base alle condizioni di salute.
Interessante… ma a cosa serve?
Oltre l'antibiotico
Secondo OpenBiome, la società di biotecnologie di Cambridge (Massachussets) che l’ha aperta, sarà un aiuto concreto per le migliaia di vittime del Clostridium Difficile. Si tratta di una grave infezione batterica a carico dell’intestino che ogni anno uccide 14.000 persone e che non sempre può essere debellata con gli antibiotici.
Una delle poche terapie efficaci per sconfiggere la malattia è il trapianto di feci da donatori sani: si immettono cioè nel colon dell’ammalato dei campioni fecali sani che sono in grado di riequilibrare la flora alterata sconfiggendo i batteri "cattivi".
Uno studio del 2011 ha confermato l’efficacia di questa terapia nel 92% dei casi analizzati. Fino ad ora non esisteva però alcun modo legale, né tanto meno sicuro dal punto di vista sanitario, per effettuare un trapianto di feci. Alcuni medici si avvalevano di procedure “fai-da-te” utilizzando materiale biologico prelevato da donatori volontari, una pratica discutibile e sicuramente pericolosa.
Ora la Food and Drug Administration, l’ente americano che regolamenta la sperimentazione e la vendita dei presidi medici, ha reso legale la commercializzazione e l’utilizzo di campioni fecali a scopo terapeutico. E qualcuno ha già iniziato a farne un business.
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