Sembra strano chiederselo in piena campagna vaccinale, ma è una domanda da porsi per tempo: dal prossimo autunno, come ci organizzeremo per i richiami dei vaccini anti-covid? Il Regno Unito prova a lanciare lo sguardo fino a oltre l'estate, con la prima sperimentazione su larga scala di una "terza dose" di vaccino contro il SARS-CoV-2. Il trial Comparing COVID-19 Booster Vaccinations (COV-BOOST) ha lo scopo di verificare l'effetto dei richiami sul livello di anticorpi e sulla durata e l'efficacia dell'immunità, ma indagherà anche la presenza di eventuali effetti collaterali.
Quale vaccino per i richiami? Per lo studio si punta ad arruolare quasi 3.000 persone pienamente vaccinate e con più di 30 anni, che abbiano ricevuto la prima dose di vaccino anti-covid a dicembre 2020 o gennaio 2021, e che siano a 84 giorni dalla seconda dose. Metà dei volontari dovranno essere stati immunizzati con il vaccino di Pfizer/BioNTech, l'altra metà con quello di Oxford/AstraZeneca. Il vaccino di richiamo potrà essere uno qualunque tra i sette disponibili (perché già approvati o perché presenti sotto forma di scorta) nel Regno Unito: Pfizer, AstraZeneca, Moderna, Janssen, Novavax, Valneva o CureVac.
Dati utili per tutti. A un gruppo di volontari sarà fornito uno di questi vaccini come richiamo, all'altro (il gruppo "di controllo") sarà somministrato un vaccino contro il meningococco (un batterio all'origine di meningiti e setticemia). Nel corso di un anno, tutti i soggetti dovranno prestarsi a 4 o 6 prelievi del sangue per monitorare la risposta immunitaria al vaccino, potranno essere sottoposti a tamponi nasali o salivari e sarà chiesto loro di compilare un diario per i 28 giorni successivi al richiamo, così da monitorare l'insorgenza di eventuali effetti avversi. Fino alla fine del trial, per garantire l'integrità della sperimentazione, nessuno saprà quale vaccino abbia ricevuto. I risultati dello studio aiuteranno a definire un piano strategico per la prossima fase di contrasto al coronavirus della covid.