Salute

Terapie HIV/AIDS: buone notizie

Per i malati oncologici infetti da Hiv, il trapianto di midollo sembra offrire una via di uscita.

Seppure a lutto per la perdita di molti ricercatori nel disastro aereo dei giorni scorsi, è iniziata a Melbourne, in Australia, la XX Conferenza sull'AIDS. Ed ecco la prima buona notizia: altri due pazienti infettati da Hiv e trattati con il trapianto di midollo per tumori del sistema emato-poietico (leucemie, linfomi eccetera), risultano negativi ai test. Sono ancora in terapia antivirale (ART zidovudina, lemivudina e nevirapina), ma si sta pensando di sospenderla e per uno dei due ci sono buone probabilità.

I due pazienti di Sydney appartengono quindi alla sottocategoria di pazienti trattati con trapianto di midollo, come il paziente di Berlino e i due pazienti di Boston. Ma fra i due gruppi c'è una differenza non da poco. Il paziente berlinese è stato trapiantato con il midollo osseo di un donatore geneticamente resistente al virus dell'Hiv grazie alla mutazione di un gene (CCR5 delta 32), che gli impedisce di entrare nelle cellule e quindi di infettarle e riprodursi; mentre i pazienti di Boston sono stati trapiantati con un midollo osseo che non ha questa caratteristica. Le staminali del sistema immunitario contenute nel midollo osseo hanno ripopolato il loro organismo e da qui la differenza di risultato: i due di Boston hanno avuto una ricaduta pochi mesi dopo la sospensione della terapia antiretrovirale, mentre il paziente di Berlino, nonostante sia senza copertura antivirale, resiste da 7 anni.

Anche fra i due pazienti di Sydney, scovati da David A. Cooper negli elechi dei sieroposistivi trapiantati di midollo, c'è la stessa differenza: il paziente chiamato A, trapiantato nel 2010, aveva un donatore con la mutazione CCR5 delta 32 che potrebbe renderlo resistente al virus, mentre il paziente B, trapiantato nel 2011, non ha avuto questa fortuna e sembrerebbe rientrare nella casistica di Boston.

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Ora i ricercatori stanno discutendo se sospendere la terapia a entrambi o solo al paziente A. E se la sospensione della terapia in uno o in entrambi i pazienti dovesse confermare che la resistenza alla ricaduta è conferita dalla mutazione CCR5 delta 32, allora potrebbe diventare importante cercare fra i donatori di midollo osseo o di cordoni ombelicali i portatori di questa mutazione per la terapia dei pazienti oncologici infetti da Hiv. Questa mutazione infatti è particolarmente diffusa fra la popolazione del Nord Europa e ne è portatore circa il 10% degli europei, che sono quindi immuni al virus dell'Aids.

Non è invece pensabile estendere il trapianto di midollo ai pazienti non oncologici: questa terapia ha infatti una mortalità del 10%.

21 luglio 2014 Amelia Beltramini
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