Decisa, sudata, molliccia... Ha molte sfaccettature, la stretta di mano, un gesto di saluto quasi globale e bandito dall'inizio della pandemia da CoViD-19. Le sue origini risalgono a migliaia di anni fa, e denotano l'intrinseca socialità dell'uomo. «Il fatto che ora, per evitare il contagio, ci siamo inventati il saluto "gomito contro gomito" dimostra l'importanza che diamo al contatto», spiega Cristine Legare, professoressa di psicologia all'Università del Texas a Austin. La voglia di avere un contatto con i propri simili, specifica un articolo della BBC, non è tuttavia prerogativa della nostra specie: gli scimpanzé si toccano i palmi delle mani, si abbracciano e a volte si baciano per salutarsi; le giraffe maschio stabiliscono le gerarchie sociali attorcigliando il collo tra di loro (una pratica chiamata necking, dall'inglese neck, collo).
Saluti alternativi. In tempi di pandemia, esistono diversi tipi di saluti che possono sostituire la classica stretta di mano per evitare il contagio. Dall'indiano namasté, che consiste nell'unire i propri palmi come in preghiera e fare un piccolo inchino, al curioso e un po' complicato saluto tipico delle isole Samoa: per farlo, occorre sollevare le sopracciglia e in contemporanea sfoggiare un sorriso raggiante. L'alternativa adottata dai surfisti è invece il saluto shaka hawaiano, che consiste nel chiudere a pugno le tre dita centrali, lasciando liberi mignolo e pollice e agitando la mano.
Non mi toccare (mai più?) Il contatto con il prossimo non è sempre stato di vitale importanza (o, perlomeno, c'è stato un periodo in cui non era ben visto): nella prima metà del XX secolo, molti psicologi erano convinti che i gesti d'affetto potessero trasmettere malattie ai bambini e causare loro problemi psicologici in età adulta. Negli anni Venti del Novecento, l'American Journal of Nursing pubblicò diversi articoli che mettevano in guardia dalle strette di mano, veicoli di batteri, consigliando agli statunitensi di adottare l'usanza cinese di giungere le proprie mani in segno di saluto.
Insomma, finita la pandemia torneremo a stringerci le mani o sarà un buon motivo per smettere di farlo per sempre? Anthony Fauci, immunologo in prima linea nella task force ingaggiata dal governo Trump, ha le idee chiare: «A essere sincero, penso che non dovremmo tornare mai più a stringerci le mani», afferma. «Non solo sarebbe un buon modo per prevenire i contagi da coronavirus, ma farebbe anche diminuire notevolmente i casi di influenza negli Stati Uniti».