Milano, 19 ott. (AdnKronos Salute) - Un'iniezione di staminali nel sangue per riparare i danni dell'ictus nel cervello. Scienziati dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano hanno scoperto il meccanismo con cui le 'cellule bambine' neurali possono migliorare e accelerare il recupero delle funzioni compromesse dall'ischemia cerebrale. Lo studio, condotto in modelli murini e pubblicato sul 'Journal of Neuroscience', è stato finanziato con fondi Ue e del ministero della Salute.
Il lavoro - riferiscono da via Olgettina - dimostra come le staminali neurali, somministrate tramite un'iniezione nel sangue, siano capaci di raggiungere l'area del cervello danneggiata e di produrre la proteina Vegf (fattore di crescita dell'endotelio vascolare). Questa velocizza i processi naturali di contenimento degli effetti neurotossici dell'ictus e promuove la plasticità cerebrale, grazie alla quale le aree sane che stanno intorno alla lesione si adattano per supplire alle funzioni perse. "La scoperta del meccanismo molecolare con cui queste cellule aiutano il cervello a recuperare la sua funzionalità, anche se per ora limitata al modello sperimentale della malattia - precisano gli studiosi - apre nuovi scenari per lo studio del trapianto di staminali neurali non solo nel trattamento dell'ictus, ma anche in altri disturbi neurologici".
I ricercatori dell'Unità di neuroimmunologia del San Raffaele, coordinati da Gianvito Martino, direttore scientifico dell'Irccs e docente dell'università Vita-Salute San Raffaele, avevano già mostrato in precedenza che in caso di ictus il trapianto di cellule staminali neurali migliora il recupero della funzionalità cerebrale. Il meccanismo responsabile dell'effetto, però, non era ancora noto.
"Le cellule staminali neurali - spiega Martino - si sono evolute per reagire in modo adattivo ai bisogni dell'organismo, ovvero al microambiente con cui entrano in contatto. A seconda del tipo di malattia neurologica, e quindi del tipo di danno presente nel tessuto, entrano in azione in modo diverso. Un meccanismo definito plasticità terapeutica". Oggi sappiamo ad esempio che in modelli sperimentali di Parkinson le staminali neurali trapiantate si differenziano in neuroni e sostituiscono quelli danneggiati dalla malattia, mentre in altre situazioni come per esempio nei modelli di sclerosi rimangono indifferenziate, e producono sostanze che proteggono il tessuto cerebrale dal danno.
La nuova ricerca dimostra cosa fanno le staminali neurali nell'ictus: viaggiano fino al sito della lesione e, senza differenziarsi in neuroni, iniziano a produrre la proteina riparativa. Gli autori hanno scoperto che il Vegf svolge un compito finora sconosciuto, cioè regola l'attività degli astrociti - cellule a forma di stella che supportano i neuroni e il cui funzionamento dopo ictus risulta compromesso - e li aiuta a eliminare il glutammato, un neurotrasmettitore che in eccesso risulta tossico.
Il tutto si traduce nella riduzione della morte neuronale, nell'aumento della plasticità cerebrale e nella diminuzione della disabilità.
L'azione delle cellule staminali neurali trapiantate è legata anche alla tempistica di azione, avvertono gli scienziati. Dopo un ictus, infatti, per un periodo limitato l'area cerebrale intorno alla parte colpita dall'ischemia mostra una plasticità maggiore rispetto alle condizioni naturali. E' proprio in questa finestra temporale, durante la quale l'organismo attiva in modo naturale dei meccanismi di risposta, che il trapianto di staminali può essere più efficace nel favorire i processi riparativi propri del cervello.