L'influenza aviaria dopo i Paesi orientali minaccia anche l'Europa: è arrivata in Turchia e forse anche in Romania (vedi notizie qui accanto, con gli ultimi aggiornamenti e le risposte agli interrogativi che questa nuova emergenza suscita). Quanto è diversa da quella "umana". Esistono vaccini efficaci per queste due influenze? Siamo pronti a difenderci?
In questo Speciale Influenza vi terremo aggiornati sull'andamento delle due patologie, quella umana e quella aviaria, rispondendo alle vostre domande più frequenti. |
::14 febbraio 2006:: L'aviaria in Italia: quali rischi corriamo? La parola d'ordine del Ministro della Salute Francesco Storace è niente panico (senza abbassare la guardia, però). Dei 22 cigni reali ritrovati morti tra Sicilia, Calabria e Puglia, 7 sono risultati infetti dal virus H5N1. Che rischi ci sono per noi? Quali precauzioni adottare? Bisogna temere le rondini? E tenere i gatti chiusi in casa? Per saperne di più...
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Speciale Influenza La parola d'ordine è niente panico (mantenendo comunque alto lo stato d'allerta). Questa la posizione ufficiale del Ministero della Salute dopo il ritrovamento nel sud Italia dei primi uccelli morti di influenza aviaria. Tutte le notizie - senza falsi allarmismi - con le informazioni per capire le differenze tra influenza classica e aviaria. E le risposte degli esperti di Focus alle vostre domande. |
| | | Mentre si cerca di isolare la diffusione dell'influenza aviaria, eliminando i volatili infetti, si segnalano sempre nuovi casi. L'allarme ormai è esteso in Europa, Medio Oriente e Africa. |
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Sono molti i virus dell'influenza degli uccelli che in questo momento stanno colpendo gli allevamenti di tutto il mondo. C'è per esempio a Taiwan il virus H5N2 che ha infettato polli, anatre e fagiani. In Pakistan causano ecatombe negli allevamenti i sottotipi l'H7N3 e l'H9N2. In tempi recenti poi in Olanda ha colpito il sottotipo H7N7 e in Italia il ceppo H7N1. Ma il ceppo dell'influenza aviaria che più preoccupa oggi è il ceppo H5N1, che dopo aver colpito pesantemente la zootecnia dei paesi orientali ora minaccia di decimare quella europea.
Prossima destinazione: Europa. In Grecia il ministero dell'agricoltura ha segnalato un caso di probabile infezione da H5N1 in un tacchino dell'isola di Chio, nel mare Egeo orientale. E il ritrovamento di 8 uccelli morti nel delta del fiume Evros e del Danubio fa ipotizzare che il virus sia stato trasportato da inconsapevoli uccelli migratori che si sono infettati questa estate in Siberia, dove hanno passato alcune settimane in compagnia delle anatre infette provenienti dai paesi orientali. Altri focolai infatti sono segnalati in questi giorni in allevamenti turchi e rumeni. Questo virus degli uccelli preoccupa perché ha già dimostrato di infettare l'uomo: si è già trasmesso almeno 120 volte a un essere umano e circa la metà degli individui infettati sono deceduti. Per ora questo virus non infetta ancora facilmente l'uomo. Per scoprire in che modo l'uomo può essere infettato, clicca qui.
Da uomo a uomo Per trasmettersi facilmente da uomo a uomo deve cambiare e creare sulla sua superficie una chiave capace di aprire la serratura delle cellule umane. Per costruire questa chiave può utilizzare due strade. Può evolvere, ma questa è una via abbastanza lenta e casuale. Oppure può prendere in prestito la chiave dal virus dell'influenza comune. E per fare questo i due virus devono trovarsi contemporaneamente dentro la stessa cellula. Se in un uomo o in un maiale i due virus si troveranno insieme, il rischio che i due virus si ricombinino diventa veramente elevato. È questo il rischio che temono tutte le agenzie sanitarie, Organizzazione mondale in testa. Ed è questo rischio contro il quale stanno attrezzandosi i governi.
Minaccia concreta La presenza del virus in Europa non minaccia però particolarmente i cittadini Europei. Questo virus si trasmette prevalentemente in condizioni di scarsa igiene, laddove i polli vivono insieme all'uomo. E questo in Europa non è un fatto frequente. Purtroppo però avviene nei paesi dell'estremo oriente. E se il virus muta, basta un aereo per portarlo in un giorno di volo in Europa. Come l'epidemia di Sars ha già dimostrato in passato. Che cos'è l'influenza aviaria, come si manifesta, come proteggersi, a che punto è il vaccino? A tutte queste domande troverete risposta nelle Faq qui a fianco. La prima parte è dedicata all'influenza classica (con sintomi, terapie per curarla e tutte le notizie sul vaccino per il 2005-2006) . |
Speciale Influenza La parola d'ordine è niente panico (mantenendo comunque alto lo stato d'allerta). Questa la posizione ufficiale del Ministero della Salute dopo il ritrovamento nel sud Italia dei primi uccelli morti di influenza aviaria. Tutte le notizie - senza falsi allarmismi - con le informazioni per capire le differenze tra influenza classica e aviaria. E le risposte degli esperti di Focus alle vostre domande. |
Le risposte alle domande più frequenti
Ecco le risposte alle domande più frequenti sull'influenza classica e quella aviaria. Se hai altre domande per i nostri esperti inviacele cliccando qui. Risponderemo in queste pagine a tutte le domende di interesse generale.
Speciale Influenza La parola d'ordine è niente panico (mantenendo comunque alto lo stato d'allerta). Questa la posizione ufficiale del Ministero della Salute dopo il ritrovamento nel sud Italia dei primi uccelli morti di influenza aviaria. Tutte le notizie - senza falsi allarmismi - con le informazioni per capire le differenze tra influenza classica e aviaria. E le risposte degli esperti di Focus alle vostre domande. |
BREAKING NEWS
::14 febbraio 2006:: L'aviaria in Italia. Che rischi corriamo? Le prime tre vittime le hanno fatte la paura e la depressione: un autotrasportatore veronese che, perso il lavoro per al crisi del settore avicolo, ha massacrato moglie e figlia e si è ucciso. Una paura non giustificata. Infezione nei cigni migratori. Al momento il virus H5N1 ha ucciso solo 6 cigni selvatici, animali che solitamente non si fanno avvicinare. In questi, infatti, il 12 febbraio il centro di referenza nazionale per l'influenza aviaria presso l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie di Legnaro, in Provincia di Padova, ha confermato l'infezione da virus H5N1. Gli animali, arrivati in Italia dai Balcani per le eccezionali condizioni meteorologiche, sono stati rintracciati in Puglia (a Manduria (TA) a Torre S. Giovanni (LE)) in Calabria (a Pizzo Calabro (VV)) e in Sicilia (a Giarre e a Mascali (CT) a Marina di Melilli (SR)). Di solito gli uccelli selvatici non si lasciano avvicinare dall'uomo. Se non fuggono è perché sono troppo deboli per farlo: meglio evitare il contatto, e chiamare piuttosto il veterinario provinciale o l'Istituto zooprofilattico regionale. Quali gli animali a rischio? Inutile sospettare di piccioni, rondini e canarini: non sono a rischio di infezione. Su quali concentrare eventualmente l'attenzione? L'elenco dei volatili sospetti, cioè che in Europa sono stati identificati come infetti, è stata realizzata dall'l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), ed è scaricabile qui.. Da questo elenco si può dedurre quali migratori infetti potrebbero arrivare dalle vicine nazioni Europee: anatre selvatiche dalla Georgia, Aironi selvatici, oche, e galline d'acqua dalla Romania, gabbiani nella penisola di Crimea in Ucrania. Nessuno nidifica nei tetti, e se si vogliono evitare contatti a rischio meglio rinunciare alla caccia. Il pollo e il tacchino di allevamento sono a rischio? Quanto al consumo di carni avicole non c'è alcun rischio di trasmissione alimentare. Per tre buoni motivi:
1. Perché ogni contatto tra i polli degli allevamenti e gli uccelli migratori portatori dell'infezione in Italia è molto improbabile: i produttori hanno investito grossi capitali nei loro allevamenti e non vogliono certo metterli a repentaglio.
2. Perché il virus al momento non è presente negli allevamenti italiani. Questi sono sottoposti a controlli continui da parte dei veterinari degli istituti zooprofilattici e se comparisse causerebbe una moria di polli che non sarebbe occultabile e verrebbe immediatamente identificata dai controlli.
3. Perché nell'improbabile caso in cui un pollo infetto uscisse da questi allevamenti, la cottura distruggerebbe il virus già a 70°. Meglio invece approfittare del panico collettivo e della caduta del prezzo del pollo sul mercato.
Il pollaio di campagna. Diverso il caso dei pollai delle campagne: piccoli allevamenti casalinghi di pochi animali difficilmente controllabili in modo capillare. Se gli animali sono allevati all'aperto, senza copertura, il rischio è che un migratore infetto sorvolandoli lasci cadere del guano sul terreno dove i polli razzolano o nelle mangiatoie. E in questo caso il virus ha una via di trasmissione verso i polli. In questo caso la trasmissione dagli animali all'uomo è possibile, soprattutto per chi fa la manutenzione del pollaio e dà il mangime agli animali. Quanto al consumo, anche in questo caso la cottura eliminerebbe qualsiasi traccia di infezione. I gatti? Sono pericolosi? I gatti possono infettarsi, come tutti i felini. Non può però infettarsi il gatto tenuto in casa e alimentato a scatolette. La produzione delle scatolette a base di carne di pollo sottopone la carne a temperature elevatissime che distruggono virus e batteri. Il gatto casalingo quindi non corre alcun rischio. Ne corre forse qualcuno di più il gatto lasciato libero. Per sua natura tende a catturare qualsiasi animale si lasci catturare. E se non c'è alcun rischio per i piccioni, può essercene per un animale malato che atterra dove può, anche sul primo tetto che incontra. Un rischio minimo, ma se non si accetta neppure il minimo rischio, meglio privare di un po' di libertà il proprio gatto.
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::13 febbraio 2006:: L'aviaria in Italia La parola d'ordine del Ministro della Salute Francesco Storace è niente panico. Senza abbassare la guardia e tenendo alto lo stato d'allerta. Queste le conseguenze del ritrovamento nel sud Italia dei primi uccelli morti di influenza aviaria. Dei 22 cigni reali ritrovati morti tra Sicilia, Calabria e Puglia, 6 sono risultati infetti del virus H5N1. L'arrivo del virus in Italia - che si temeva nelle oasi di passaggio nelle rotte migratorie - ha fatto scattare misure di protezione per le persone che lavorano a contatto con i volatili infetti. Nessun timore immediato, invece, per la popolazione, anche se l'avvertimento è quello di non toccare gli animali morti e rivolgersi alle autorità competenti (Asl o vigili del fuoco) che hanno le attrezzature per rimuoverli in sicurezza. Le specie più a rischio sono comunque quelle degli uccelli acquatici selvaggi, mentre non correrebbero nessun pericolo gli animali che vivono in città, come picconi e altri piccoli uccelli. La preoccupazione massima per gli esperti è che il virus si adatti all'uomo e scateni una pandemia: per ora il virus, almeno in Europa, è lontano dalla nostra specie.
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::18 gennaio 2006:: Focus fa i conti con l'aviaria Il virus dell’influenza aviaria è alle porte di casa, ma forse, visto da vicino, lo spauracchio è meno brutto di quanto sembrasse da lontano. Perchè seppur timidamente fra i ricercatori sta girando la voce che il virus è sì poco raccomandabile, ma forse infetta molte più persone di quanto si pensasse, la malattia non si manifesta o si manifesta con sintomi lievi, e quindi la percentuale di casi letali sul numero totale di casi di infezione è molto minore. Ci sono infatti dati di cui nessuno parla che raccontano un’altra storia. Di influenza aviaria quanto si muore? Finora si era pensato che tutti gli infetti manifestassero sintomi gravi che richiedono il ricovero. I dati raccolti dall’Oms dicevano infatti che si erano registrati 148 casi di infezione con 79 decessi. Una mortalità pari al 53%. Ma in Turchia al momento ci sono 21 ricoverati e solo 4 decessi. Se l’andamento dovesse rimanere costante, la mortalità in Turchia sarebbe del 20%. Ma non è tutto. Gli infetti con nessun sintomo, o con pochi sintomi lievi, che sfuggono, come una febbriciattola, un raffreddore, un disturbo intestinale, sembrano essere molti più di quanto sospettato sinora. Solo che nei paesi orientali l’organizzazione sanitaria ha condotto poche indagini sulla presenza degli anticorpi fra le persone esposte all’infezione. Ma Focus ha rintracciato alcuni casi e studi scientifici di ricercatori curiosi, che dimostrano come la malattia viaggi inosservata e abbia infettato molte persone, molte di più di quelle che appaiono nel quadro prospettato dall’Oms. Per leggere i contenuti dell'inchiesta condotta da Focus, clicca qui.
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::13 gennaio 2006:: L'aviaria sarebbe arrivata in Romania, ma non preoccupa L’influenza aviaria potrebbe essere arrivata in Romania, ma al momento non dovrebbero esserci rischi: un cittadino turco ricoverato mercoledì notte nell’ospedale di Bucarest. Ma poiché la trasmissione da uomo a uomo sembra non essere ancora possibile, il caso non desta preoccupazioni. Il rischio per i viaggiatori, anche per chi si reca in Turchia, è definito “trascurabile” dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) se viene evitato il contatto diretto con animali domestici e selvatici morti o malati. Inoltre l’analisi sul virus H5N1 turco, prelevato da uno dei primi pazienti deceduti e condotta dal laboratorio del centro di riferenza Oms per l’influenza presso l’Mrc National institute di Mill Hill in Gran Bretagna ha rivelato che è incluso sia all’osaltamivir sia all’amantadina, anche se l’Oms raccomanda Oseltamivir come farmaco di prima scelta in caso di infezione.
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::11 gennaio 2006:: L'aviaria arriva in Turchia e fa paura Tre morti, quindici infetti, e un centinaio di casi sospetti in attesa di conferma (di cui 30 bambini), oltre 300 mila polli sacrificati nei primi dieci giorni di gennaio, tre quartieri di Istanbul in quarantena: sono questi gli ultimi dati di una Turchia a prima vista assediata dall'influenza aviaria. Oltre le barricate. I paesi confinanti hanno risposto alzando le barricate: Italia, Russia e Gran Bretagna hanno sconsigliato i viaggi in Turchia. La Bulgaria ha inviato i suoi esperti ai confini con la Turchia per preparare la popolazione con la distribuzione di volantini. Romania, Germania e Grecia hanno messo in allarme dogane e aeroporti. L'Unione Europea ha bloccato le importazioni di polli, uova e piume non trattate dai paesi infetti e dai sei paesi confinanti con la Turchia. E si affollano gli interrogativi. Eccone alcuni…
Come è arrivato il virus in Turchia? Sembra sulle ali degli uccelli migratori. I primi focolai sono comparsi in un angolo della Turchia occidentale, vicino al Mar di Marmara, e poco più a occidente, vicino alla diga di Nallihan in un'ampia area umida sono stati individuate due anatre selvatiche infette. Il virus è mutato? «Nulla fa pensare per ora che il virus sia mutato» dice Guénaël Rodier, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) in missione in Turchia per verificare la situazione di persona. La trasmissione ricalca quella già vista in oriente, da pollo a uomo, non si sono registrati casi di infezione fra i sanitari, e neppure fra gli amici degli infetti, e non ci sono persone infette fra coloro che non sono venuti a contatto con polli malati o morti. Perché tanti casi in Turchia? Albert Osterhaus, virologo dell'Erasmus Medical Centre di Rotterdam in Olanda, che è riuscito a controllare l'epidemia di H7N7 verificatasi in Olanda del 2003, dice: «Le condizioni degli allevamenti in Turchia sono più simili a quelle dei paesi asiatici che a quelle europee. Anche in Turchia l'allevamento è prevalentemente nel cortile di casa». «Il problema è che in Turchia c'è l'abitudine con l'arrivo del freddo di ricoverare i polli in casa» dice Rodier. «Inoltre nella fertilizzazione del terreno si usa il guano degli uccelli, ed è dimostrato che con il freddo, sotto i 4 gradi il virus può sopravvivere nelle feci degli uccelli anche 35 giorni. Quanto all'alto numero di bambini infetti, può essere attribuito all'usanza di fare dei pulcini i compagni di giochi. E infine i due primi decessi si sono verificati nella stessa famiglia: due fratelli adolescenti che avevano giocato con le teste di polli morti per l'infezione. Nonostante questo però Rodier conclude «Ho l'impressione che l'epidemia in Turchia sia controllabile in modo relativamente facile». L'epidemia Turca può aggravare il potenziale pandemico del virus? No, secondo Osterhaus, i nuovi casi europei «non aumentano in modo particolare il potenziale pandemico del virus, a confronto con la situazione asiatica con quasi 150 casi di infezione, un paio di nuovi casi sulla frontiera europea non cambiano molto». I casi sono forse sottostimati? Nei dati c'è in effetti qualcosa che non va. Lo segnala Klaus Stohr, coordinatore del programma influenza dell'Oms. In Asia con migliaia di focolai epidemici fra gli uccelli, ci sono stati 142 casi di trasmissione all'uomo. In Turchia, dove l'infezione negli uccelli è comparsa a ottobre, ci sono già almeno 14 casi di trasmissione all'uomo: tanti. E qui si entra nel mondo delle ipotesi. O il virus turco è particolarmente contagioso, oppure in Asia molti casi sono sfuggiti all'identificazione. La prima ipotesi sembra smentita: l'epidemiologia non documenta un aumento dei casi di trasmissione uomo-uomo. Sulla seconda ci sono invece più dubbi. Al momento in Turchia sono per esempio ricoverati due bambini risultati positivi al test, ma senza sintomi. Anche qui risposte certe non ce ne sono. Stohr ipotizza che in Turchia ci siano molti focolai non identificati. Ma forse è anche più attenta la medicina turca di quella per esempio vietnamita. Anna Thorson del Karolinska Institutet di Stoccolma ha intervistato più di 45 mila vietnamiti: di queste l'84% viveva insieme ai polli e il 26% aveva avuto morie di animali. Analizzando le risposte hanno scoperto che nelle famiglie in cui c'erano state morie di animali, quasi 2 individui per famiglia avevano contemporaneamente manifestato sintomi simil-influenzali come tosse e febbre. E avanza l'ipotesi che nei paesi asiatici i casi più lievi possano essere sfuggiti alle rilevazioni. C'è da preoccuparsi? L'epidemia è vero, sta spostandosi da est a ovest con alcuni focolai segnalati anche a nord. Nelle aree colpite gli imam stanno collaborando per fornire nelle moschee le informazioni necessarie alla popolazione: nelle aree più povere infatti i polli sono i possedimenti di maggior valore e i contadini sono restii a segnalare un focolaio nel timore di perdere tutti i loro beni. Ciò nonostante, sia l'Organizzazione mondiale della sanità, sia l'Unione Europea confermano che non è necessario variare il livello di allarme. Secondo Osterhaus, «benché gli allevamenti industriali comportino un minore contatto fra bestie e uomo, i focolai in allevamenti intensivi possono creare le condizioni ideali per le scorribande del virus». L'epidemia olandese ha insegnato che appena si identifica un focolaio sono necessarie immediate misure di controllo e quarantena. Ma al momento i focolai sono diffusi in Turchia, Russia, Croazia, il rischio di infezione è quindi reale. Ma mentre è difficile seguire l'infezione nei pollai di tutte le case di contadini, è assai più facile seguirne l'andamento nei grandi allevamenti zootecnici.
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::5 gennaio 2006:: Fratello e sorella muoiono in Turchia: è influenza aviaria? Dopo le iniziali smentite, il ministro turco della Salute, Recep Akdag, ha dichiarato che Mahmet Ali Kocyigit, il ragazzo di 14 anni morto il primo gennaio scorso, e la sorella di 15 anni deceduta oggi per gravi sintomi influenzali, sono risultati positivi al virus dell'influenza aviaria. Nonostante la fonte ufficiale, la situazione è piuttosto confusa. Si attendono infatti i risultati sui campioni prelevati dalle due vittime che si stanno svolgendo indipendentemente dalla fonti pubbliche turche. Questi ulteriori accertamenti hanno lo scopo di appurare che si tratti effettivamente del ceppo letale H5N1 che tanto preoccupa gli esperti. Una conferma in questo senso significherebbe l'esistenza dei primi casi di contagio umano del virus dei polli al di fuori dell'area del Sud Est asiatico. Mamma li Turchi. La situazione in Turchia è da tempo monitorata, specie dopo il primo riscontro di focolai di aviaria dell'ottobre 2005: meno di un mese fa invece era arrivato l'annuncio che il virus non sarebbe stato più presente. L'ultima ritrattazione è dello scorso 27 dicembre, quando le autorità del Paese avevano annunciato l'abbattimento di 500 uccelli venuti a contatto con volatili malati nella zona turca al confine con l'Armenia. Le precauzioni potrebbero non essere bastate visto che proprio in quella zona si trova la fattoria dove collaboravano all'allevamento dei polli i due fratelli e altre persone, anch'esse ricoverate con gli stessi sintomi. Fino a ora il virus è stato trasmesso agli uomini solo dal contatto diretto con uccelli malati, mentre si teme che ci possa essere una mutazione tale da permettere il contagio uomo a uomo. Clicca qui per leggere le notizie precedenti |
Speciale Influenza La parola d'ordine è niente panico (mantenendo comunque alto lo stato d'allerta). Questa la posizione ufficiale del Ministero della Salute dopo il ritrovamento nel sud Italia dei primi uccelli morti di influenza aviaria. Tutte le notizie - senza falsi allarmismi - con le informazioni per capire le differenze tra influenza classica e aviaria. E le risposte degli esperti di Focus alle vostre domande. |
::23 novembre 2005:: 300 morti e migliaia di persone in isolamento. L'aviaria esplode in Cina? Il ministro della sanità cinese ha confermato il terzo caso di H5N1 nella provincia di Anhui. Ma i dati reali dell'epidemia in Cina, secondo il responsabile dell'Oms a Tokio, sarebbero 300 morti e 3000 persone in isolamento. Per Masato Tashiro, direttore dell'Istituto nazionale di malattie infettive di Tokio, e collaboratore dell'Oms, i dati segnalati dal ministero della sanità cinese non sarebbero infatti che la punta dell'iceberg. In un articolo pubblicato in prima pagina martedì sul Frankfurter Allgemeine, si dà conto di una riunione informale e a porte chiuse svoltasi lunedì nell'Università di Marburg in Germania, durante la quale Tashiro, di ritorno da un viaggio compiuto per conto dell'Oms nella provincia cinese di Hunan, avrebbe ricevuto da un'autorevole e attendibile fonte interna un documento che attesta i dati reali dell'epidemia da H5N1 in Cina. Rapporto segreto da fonti attendibili. Il documento citato da Tashiro conterrebbe un rapporto interno riservato e non pubblicato con la vera situazione dell'epidemia da H5N1 in Cina. Se i dati sono veri, ci sarebbero 300 morti e più di 3 mila persone in isolamento. Per l'attendibilità della fonte Tashiro è convinto che questa sia la situazione reale. E già cinque virologi, che avevano il compito si segnalare la situazione nelle province, sono stati arrestati, mentre i ricercatori che volevano pubblicare i dati dell'infezione sono stati minacciati di ritorsioni. Conferme indirette. «Siamo sistematicamente ingannati» ha detto Tashiro. I suoi dati collimano alla perfezione con quelli pubblicati dal sito democratico cinese Boxun (http://www.peacehall.com/), che fu il primo a dare la notizia dell'inizio dell'epidemia di Sars in Cina. Già il 14 novembre aveva pubblicato la lista dettagliata dell'infezione umana in Cina, che si ferma ai dati rilevati al 12 novembre 2005 (vedi tabella). Il modello utilizzato è quello in uso in Cina. Se così fosse, la situazione la situazione umana sarebbe ormai abbastanza stabile. Soprattutto nelle aree più colpite dall'epidemia. Del resto perché l'infezione avrebbe dovuto colpire tutti i paesi che la circondano e lasciare indenne solo la Cina, con 14 miliardi di polli allevati nelle case?
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::17 novembre 2005:: Terzo caso in Cina Segnalato dal ministero della sanità Cinese un terzo caso di probabile infezione aviaria, non ancora confermato dall’Oms, nella provincia di Anhui, nella Cina orientale.
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::16 novembre 2005:: Primi casi in Cina. Mancano però conferme ufficiali e dati sul tipo di virus Il South China Mornig Post, quotidiano della Cina meridionale segnala oggi il primo caso cinese di influenza aviaria. La positività al test per la presenza di anticorpi contro il virus H5N1 non è stata però ancora confermata dai laboratori dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ne’ si sa ancora se il ceppo di H5N1 è quello considerato a rischio di pandemia. L’infetto è un bimbo di 9 anni della provincia di Hunan. Lo ha segnalato Qi Xiaoqiu, direttore del dipartimento di controllo delle malattie del ministero della sanità. «In un primo tempo gli anticorpi non erano rilevabili, ma ora il ragazzo è positivo» ha detto Qi al quotidiano cinese. Il primo caso però potrebbe non essere l’unico. Il bimbo infatti aveva una sorella dodicenne, deceduta il mese scorso di polmonite, sulla quale ora i virologi stanno indagando. Il test effettuato sulla sorella è però sempre risultato negativo. Entrambi vivevano vicino a un allevamento di volatili infetto. Il ragazzo è stato dimesso dall’ospedale guarito. Si attende ora la conferma dei laboratori dell’Oms.
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::10 novembre 2005:: È allarme anche in Italia È stata identificata sul territorio italiano un’anatra selvatica infettata da un virus del ceppo H5N1 diverso da quello asiatico e non aggressivo. L’individuazione è stata fatta nell’ambito dell’attività di monitoraggio sui volatili coordinato dal centro di riferimento dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie. Benchè il nome e cognome del virus (H5N1) siano uguali a quelli del ceppo asiatico, il virus è completamente diverso: lo hanno dimostrato le analisi condotte sul suo genoma. Questo virus appartiene al ceppo H5N1 poco aggressivo da molto tempo presente nei migratori europei, in particolare in Svezia, Olanda e Danimarca che in Italia infetta circa il 3% dei migratori che svernano nelle aree umide italiane.
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:: 26 ottobre 2005 :: La paura vola verso sud Russia, poi Macedonia, Turchia, Grecia, Croazia, Germania, Gran Bretagna. Sulle ali degli uccelli migratori l'influenza aviaria sta ormai arrivando in tutta Europa. Ma gli esperti non temono tanto questo. Il vero pericolo sono gli uccelli migratori che ora puntano sull'Africa. La nuova paura è che l'H5N1, il virus dell'influenza più pericoloso tra quelli che colpiscono gli uccelli, arrivi nell'Africa orientale e settentrionale. Perché mentre le nazioni europee sono in grado di organizzare misure pubbliche aggressive per contenere i focolai eliminando gli animali infetti, imponendo drastiche quarantene, i paesi africani sono completamente impreparati: mancano non solo del denaro sufficiente, ma pure delle infrastrutture sanitarie per fronteggiare l'infezione e per paesi più poveri i polli di famiglia non sono solo prodotti commerciali, ma più spesso fonte cruciale di cibo. E infine la coabitazione fra polli ed esseri umani facilita il passaggio del virus all'uomo aumentando le probabilità che possa adattarsi e diventare facilmente pandemico.
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:: 20 ottobre 2005 :: Il Senato italiano ha approvato il decreto presentato dal ministro della Salute Storace sulle misure per contrastare l'influenza aviaria. Ora il testo passa alla Camera. Se sarà necessario, il ministro potrà bloccare per sei mesi l'attività venatoria. Intanto sono stati individuati nuovi focolai in Russia e Romania.
Amelia Beltramini |
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