Roma, 3 dic. (AdnKronos Salute) - "Solo attraverso la risonanza magnetica è possibile vedere e studiare le 'due facce' della stessa medaglia, cioè della sclerosi multipla". Uno strumento, dunque, importantissimo per valutare l'andamento della malattia, e che 'accompagna' i pazienti durante tutto il loro percorso di cura: "Dipende dalla gravità del quadro: in media se ne esegue una l'anno. Ma in alcuni casi ne può servire anche una ogni 3 mesi, quando è richiesto un monitoraggio molto attento, o al contrario ne basta una ogni 2 o 3 anni". A spiegarlo all'AdnKronos Salute è Massimiliano Calabrese, professore associato presso la Clinica neurologica del Dipartimento di Scienze neurologiche, biomediche e del movimento dell'università di Verona.
Si tratta di un esame che "non ha effetti collaterali, non è invasivo e non è dannoso - evidenzia l'esperto - E' solo rumoroso. Ha due funzioni: valutare l'accumulo delle lesioni a carico della sostanza bianca del cervello, importante marker della malattia, che ci permette di capire se il paziente risponde alla terapia, se la sclerosi multipla è in fase di attività o se si è fermata. In più, consente di esaminare anche il danno alla sostanza grigia, più cronico, più subdolo, più difficile da valutare sebbene si usino tecnologie avanzate, ma più collegato alla disabilità del paziente. Considerando solo uno di questi aspetti, non si ha un quadro completo".
La tecnologia si è però evoluta e "se in passato era possibile ottenere sequenze convenzionali per valutare il danno alla sostanza bianca, negli ultimi 10 anni ci si è accorti che c'era un 'sommerso' che non era valutabile a occhio nudo: sono dunque state incluse sequenze non convenzionali e non facilmente elaborabili dall'occhio umano (lo fa un computer), che includono il calcolo dell'atrofia cerebrale. Questo ci consente di valutare anche la 'parte sommersa' dell'iceberg".
"La risonanza magnetica - ribadisce Calabrese - è un esame che deve essere differenziato da patologia a patologia, e anche da caso a caso per la sclerosi. Al recente meeting annuale della European Charcot Foundation si è parlato delle nuove tecniche e di quello che ci serve per vedere di più e prima. Le nuove terapie contro la sclerosi multipla ci consentono oggi di 'vedere' delle risonanze molto diverse rispetto a poco tempo fa: hanno avuto e stanno avendo un impatto anche sulla 'seconda faccia' della medaglia, cioè sulla parte neurodegenerativa della malattia. E stanno migliorando anche la qualità della vita dei pazienti, non più costretti a iniezioni continue, sostituite da terapie orali. Che sono in grado non ancora di fermare del tutto la patologia, però di rallentarla in maniera molto significativa".