La retina è un tessuto di origine nervosa che ricopre quasi tutta la parte più interna dell’occhio. Ha la funzione di captare l’energia luminosa e di convertirla in segnali elettrici, che a loro volta vengono inviati al cervello attraverso le fibre del nervo ottico. Il britannico Raymond Lund, docente dell’ Institute of Ophthalmology di Londra, ha dimostrato che le cellule della retina di un embrione di topo, se trapiantate in un topo adulto, tendono sia a collegarsi con il nervo ottico, sia a ricreare la struttura del tessuto retinico costituito da coni e bastoncelli, i recettori visivi sensibili alla luce. Ciò non significa necessariamente che in futuro si potrà restituire la vista grazie a un trapianto di retina. La preoccupazione principale, finora, è quella di evitare il rigetto. Un primo tentativo di trapianto sull’uomo, è stato effettuato nel 1996 all’università di Rochester (Usa) dal neurobiologo Manuel Del Cerro. Le cellule della retina, immesse con microiniezioni attraverso la pupilla, hanno dato luogo a piccoli miglioramenti: i pazienti, che prima del trapianto potevano appena percepire la luce, sono riusciti in seguito a distinguere il movimento di una mano anche se soltanto quando era collocata molto vicino al viso.