Roma, 22 set. (AdnKronos Salute) - Nonostante le scene macabre di tanti film e diverse fiction, il sesso è raramente la causa di un attacco di cuore. E la maggior parte dei cardiopatici può tranquillamente riprendere questa attività dopo un attacco di cuore. La buona notizia arriva da un lettera dei ricercatori tedeschi, pubblicata oggi sul 'Journal of American College of Cardiology'.
L'idea di fare sesso può preoccupare molti pazienti sopravvissuti a un attacco cardiaco, timorosi del fatto che lo sforzo inneschi un altro evento potenzialmente fatale. Ma i dati sui possibili danni dell'attività sessuale in questi malati sono limitati, inoltre secondo i ricercatori fare sesso in genere comporta solo una moderata attività fisica, paragonabile a due piani di scale o a una camminata veloce. Gli studiosi hanno esaminato 536 pazienti con malattie cardiache, tutti fra i 30 ei 70 anni, per valutare l'attività sessuale nei 12 mesi precedenti a un attacco di cuore e stimare l'associazione della frequenza degli incontri sotto le lenzuola con eventi cardiovascolari successivi, compresi attacco di cuore fatale, ictus o morte cardiovascolare.
In un questionario il 14,9% dei pazienti ha riferito un'attività sessuale pari a zero nei 12 mesi precedenti all'infarto, il 4,7% ha fatto sesso meno di una volta al mese, il 25,4% meno di una volta alla settimana e il 55% una o più volte a settimana. Durante i 10 anni di follow-up, 100 eventi cardiovascolari avversi si sono verificati nei pazienti nello studio. L'attività sessuale, concludono gli esperti, non è risultata un fattore di rischio per successivi eventi cardiovascolari avversi.
I ricercatori hanno anche valutato la tempistica dell'ultima performance prima dell'attacco di cuore. Solo lo 0,7% aveva fatto sesso nel giro di un'ora prima dell'infarto. In confronto, oltre il 78% aveva avuto un rapporto più di 24 ore prima dell'attacco cardiaco. "Sulla base dei nostri dati, sembra molto improbabile che l'attività sessuale sia un trigger rilevante di attacco di cuore", ha detto Dietrich Rothenbacher, autore principale dello studio e professore dell'Istituto di Epidemiologia presso Università di Ulm, in Germania. "Meno della metà degli uomini e meno di un terzo delle donne però, dopo attacco di cuore, chiede informazioni su questo argomento al proprio medico. E' importante rassicurare i pazienti, spiegando loro che dovrebbero riprendere la loro normale attività sessuale".
Nonostante i benefici del sesso superino i rischi, però, anche la possibilità che la disfunzione erettile sia un effetto collaterale di vari farmaci cardiovascolari deve essere chiaramente illustrata ai pazienti, concludono gli autori.