Milano, 17 giu. (AdnKronos Salute) - La sanità italiana potrebbe risparmiare oltre 25 miliardi di euro all'anno. Spendendo meno, ma meglio, sulla base di un modello più equo e attento ai bisogni reali dei pazienti e soprattutto a quelli con malattie croniche. Patologie epidemiche che in Europa causano l'87% delle morti totali. E' con questa riflessione che il presidente dell'Associazione italiana fisioterapisti (Aifi), Mauro Tavarnelli, ha aperto a Trieste il convegno 'La fisioterapia al servizio della nuova sanità'. Una disciplina che si mette in prima linea per contribuire alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale all'appropriatezza delle cure. Possibile anche nel nostro Paese.
"L'Aifi ha voluto tenere questo dibattito proprio a Trieste - spiega Tavarnelli - per entrare nel merito della proposta della Regione Friuli Venezia Giulia che ha approvato una riforma del sistema sanitario che sembra andare nella direzione giusta, a partire dal ruolo delle professioni sanitarie in vista del cambiamento prospettato dalla Legge regionale 17/2014. Abbiamo offerto il nostro contributo al cambiamento necessario, dimostrando ancora una volta con i numeri e le statistiche di progetti già realizzati come la fisioterapia, garantendo sicurezza, efficacia, equità e accessibilità, possa offrire maggiore sostenibilità al nostro Ssn".
Per le persone con malattia di Parkinson, ad esempio - evidenzia l'Aifi - uno studio preliminare ha mostrato che un approccio proattivo nei confronti del malato cronico, con appuntamenti predeterminati invece che 'al bisogno', può incidere sulla mobilità e l'autonomia del paziente limitando la progressiva disabilità. All'interno degli ospedali per acuti - prosegue l'associazione - esperienze di triage fisioterapico hanno permesso di passare dal 78% di utenti dimessi dall'ospedale verso strutture protette al 77% di dimessi al proprio domicilio. Conseguendo una riduzione dei costi e una maggiore celerità di intervento, divenuto più appropriato grazie all'attivazione diretta del fisioterapista e solo dopo la sua valutazione su eventuale approfondimento con altri specialisti.
La fisioterapia, dati alla mano, può migliorare anche l'assistenza contro la lombalgia: il cosiddetto 'mal di schiena' che ha raggiunto numeri da epidemia, rilevano i fisioterapisti: una sperimentazione divenuta ormai prassi nella provincia di Trieste ha mostrato nel percorso 'facilitato', che parte dalla presa in carico diretta da parte del fisioterapista, una riduzione del dolore e della percezione di disabilità significativamente superiore rispetto al percorso tradizionale e un'importante calo degli esami diagnostici: nel 56% dei casi non si effettua alcuna indagine strumentale, mentre nei controlli il 43% ne eseguono almeno 2. Lo stesso vale per le visite specialistiche, con un alleggerimento di costi e tempi d'attesa.
"Il sistema sanitario, se vuole rinforzarsi e rilanciarsi, ha bisogno di riformarsi profondamente - dichiara la presidente del Friuli Venezia Giulia e vice segretario nazionale del Pd, Debora Serracchiani, intervenuta al convegno - altrimenti è destinato a morire per implosione, perché risponde ad esigenze che non sono più quelle attuali. Noi riteniamo che non servano poltrone, ma servizi e risposte concrete ed efficaci ai bisogni di salute dei cittadini. Va rivisto anche il complesso delle relazioni tra professionisti, costruendo una rete di rapporti nella quale ognuno eserciti competenze, autonomia e responsabilità al servizio del cittadino, abbattendo i 'confini tribali' fra i professionisti. Bisogna rivedere anche il sistema delle professioni sanitarie, affidando loro più responsabilità poiché non esistono solo i medici, ma esiste tutta una serie di professionisti della salute chiamati a esercitare un ruolo chiave".
Anche per Tonino Aceti, coordinatore nazionale della rete dei tribunali per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, "servono dosi massicce di innovazioni e bisogna ammodernare il sistema. Questo si deve tradurre in un ammodernamento culturale, governo dei servizi, responsabilità delle professioni. Da fisioterapisti, infermieri, ostetriche e tecnici sanitari ci si aspetta un contributo importante a questo cambiamento. E' per questo che l'applicazione di quanto previsto dal comma 566 della legge di Stabilità non può essere ulteriormente ritardata. L'ammodernamento del sistema salute richiede che si guardi oltre gli interessi dei singoli o delle categorie, puntando alla garanzia dei diritti di salute dei cittadini. Se perdurasse questo stallo sulla riorganizzazione delle relazioni tra professionisti derivante dal comma 566 - conclude - saremo costretti a prendere posizione anche noi, perché procedere in quella direzione è interesse dei cittadini".