C'è stato un tempo "prima della covid" e ce ne sarà uno dopo, diverso da ciò che conoscevamo: la pandemia ha agito da spartiacque nella storia e nell'economia, realizzando scenari che mai avremmo ritenuto possibili e rendendo fuori portata sfide che ci erano sembrate alla nostra portata. Una di queste è l'adempimento dell'Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che, con la crisi globale innescata dal coronavirus, ci stanno adesso scivolando dalle mani. In queste settimane, dentro e fuori dalle Nazioni Unite, sono in molti a chiedersi se nell'era post-covid questi Obiettivi avranno ancora un senso, nelle modalità in cui sono attualmente formulati.
Traguardi ideali. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) affrontano le problematiche socio-economiche cruciali per l'umanità, dall'eradicazione di povertà e disuguaglianze alla protezione di clima e ambiente, e dettano il programma di lavoro ufficiale delle Nazioni Unite. Ancora prima della pandemia era emerso che per realizzarli ci sarebbero serviti 43 anni aggiuntivi (Agenda 2073!), per i progressi troppo lenti nel rispondere ai bisogni primari dell'uomo e per un generale declino delle libertà individuali, complice l'ascesa, in molti Paesi, di governi populisti e autoritari.
Prima della covid solo due Obiettivi - l'eliminazione delle morti prevenibili tra neonati e bambini di età inferiore ai 5 anni e l'accesso per tutti almeno alla scuola primaria - erano sul punto di essere raggiunti. Ma la pandemia ha eroso i progressi fatti, infierendo particolarmente su tutela della salute e del diritto all'istruzione.


Scuola e vaccini. I lockdown hanno tenuto lontano da scuola il 90% degli studenti del mondo, 1,57 miliardi di bambini, e hanno portato alla luce ancora di più le disuguaglianze tra le famiglie. In Italia più del 10% degli studenti è rimasto del tutto escluso dai progetti di didattica a distanza, isolato per mesi senza contatti con compagni e insegnanti, senza lezioni né compiti da svolgere a casa, privo di strumenti per seguire ed essere seguito.
La covid ha interrotto la maggior parte dei programmi di vaccinazione di massa contro polio, morbillo, difterite, tetano e pertosse, con un declino negli ultimi quattro mesi che non trova paragoni da 30 anni a questa parte. Ogni anno oltre 1,5 milioni di persone muoiono a causa di malattie che si potrebbero facilmente prevenire con un vaccino. Nel 2018 10 milioni di persone hanno contratto il morbillo e 140.000, soprattutto bambini, sono decedute per le conseguenze dell'infezione. Il rischio che si profila nei prossimi mesi è una recrudescenza di "epidemie secondarie" di cui faranno le spese i più piccoli.
Inoltre, la scarsa immunizzazione infantile rischia di compromettere seriamente i progressi compiuti in altre aree considerate negli Obiettivi, nell'ambito della salute materna e infantile, dell'uguaglianza di genere o dell'accesso all'istruzione.


Gli altri Obiettivi disattesi. L'aumento delle violenze domestiche legato a contesti di convivenza forzata durante il lockdown ha messo in stallo i progressi sull'uguaglianza di genere che già, anche nella ricca Europa, procedevano a rilento. A causa dell'isolamento e della difficoltà ad accedere ai servizi di medicina di base, molte donne non hanno avuto accesso ai servizi sulla salute sessuale e riproduttiva, il che potrebbe portare a un aumento delle malattie sessualmente trasmesse e delle interruzioni di gravidanza eseguite in condizioni non sicure.
Secondo Oxfam (confederazione internazionale di organizzazioni non profit), entro la fine del 2020, 270 milioni di persone che già si scontrano con la povertà, la violenza e le conseguenze dei cambiamenti climatici potrebbero finire nella morsa della fame cronica a causa della pandemia, che ha cancellato 305 milioni di posti di lavoro allargando la forbice delle disuguaglianze economiche.
Già prima della covid i progressi negli obiettivi che riguardano la tutela dell'ambiente e l'impegno per il clima (obiettivo 13) erano in una fase di stallo, e la pressione sugli ecosistemi e sulle specie a rischio (obiettivo 15) risultava in crescita. Dopo il momentaneo calo delle emissioni durante i lockdown abbiamo ricominciato ad inquinare come prima, mentre l'allentata sorveglianza ha provocato un aumento del bracconaggio e della deforestazione nelle riserve di biodiversità del Pianeta. La crisi economica da covid minaccia la coesione sociale perché compromette le fonti di reddito e accresce la povertà (obiettivo 1), rende più visibili le disuguaglianze tra nazioni e all'interno di esse (obiettivo 10), ha ricadute più evidenti sulle aree più povere delle città (obiettivo 11) e sulle zone di conflitto (obiettivo 16), ha bisogno della cooperazione internazionale per coordinare gli sforzi (obiettivo 17).
Che cosa è cambiato. Il successo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dipende soprattutto da due fattori, che la CoViD-19 ha sbriciolato alla base: la crescita economica e la globalizzazione. Per l'economia globale è prevista una contrazione di almeno il 5% soltanto nel 2020: per assorbire i danni inferti dalla pandemia serviranno anni, non mesi. Inoltre, il concetto stesso di "crescita economica" si trova in contraddizione con alcuni dei valori di sostenibilità ed equità promossi dall'Agenda 2030.
Il Prodotto interno lordo, l'indicatore più spesso usato per misurare la ricchezza, assegna valore a parametri indesiderabili, perché "conta" come voci di crescita l'aumento di traffico e inquinamento ("si vendono più auto") o l'aumento di lavori precari e pericolosi ("è aumentata l'occupazione").
È evidente che ciò ha ben poco a che fare con il concetto di crescita sostenibile, e che la crescita non può continuare all'infinito in un mondo che - come ci ricorda ogni anno la ricorrenza dell'Overshoot Day - è già fortemente sovrasfruttato. Sono in molti a ritenere che una crescita economica a breve termine rischierebbe di avvenire a spese dell'aria e dell'acqua pulita o di una già inafferrabile stabilità climatica, o ancora, a spese della tenuta sociale dei Paesi. Bisognerebbe riuscire a mettere l'accento sullo sviluppo (inteso però come benessere della popolazione) e non sull'aumento del rendimento economico.
La pandemia ha evidenziato le fragilità della nostra società globalizzata e interconnessa, in cui una minaccia non può mai essere considerata solo locale, i confini si aprono e chiudono rapidamente per decreto, i voli restano a terra e l'unica arma anti contagio a disposizione - il distanziamento fisico, con la riscoperta di una dimensione locale degli spostamenti - è l'esatto contrario di tutto ciò a cui siamo abituati. È difficile pensare che governi già in difficoltà nel supportare i propri cittadini saranno capaci di scelte solidali per supportare lo sviluppo di altri. Inoltre, alcuni aspetti oscuri della globalizzazione e della crescita economica, come la diffusione del commercio di specie selvatiche e l'espansione in habitat un tempo incontaminati, potrebbero in futuro favorire lo sviluppo di nuove minacce pandemiche.
Come intervenire? In un'emergenza come questa sarà necessario indirizzare le risorse che abbiamo verso alcuni obiettivi specifici, che abbiano target facilmente quantificabili e che possano tornare utili da subito, nel contrasto alla covid. Per esempio, contrastare il traffico di specie selvatiche e la domanda di prodotti derivanti dal commercio illegale di animali ridurrà la probabilità di contrarre nuove malattie zoonotiche. Ma anche obiettivi come il raggiungimento di una copertura sanitaria universale, il rafforzamento della forza lavoro nel settore sanitario e dei sistemi di allarme precoce per i rischi sanitari avrebbero effetti positivi immediati nel mondo post covid.
Altre proposte nell'aria - già da prima della pandemia, per la verità - suggeriscono di sostituire i 17 obiettivi (e la loro lunga lista di 169 sotto-target), sei requisiti minimi che riguardino il benessere umano (dall'eradicazione della povertà al miglioramento di salute e istruzioni), la sostenibilità delle economie, l'accesso al cibo, la decarbonizzazione dell'energia, lo sviluppo urbano e una generale attenzione all'ambiente (tutela della biodiversità, lotta ai cambiamenti climatici).
Un'idea simile è quella di perseguire sei "trasformazioni" in questi settori: istruzione, genere e disuguaglianze; salute, benessere e demografia; decarbonizzazione dell'energia e industria sostenibile; cibo sostenibile, suolo, acqua e oceani; città sostenibili e comunità; rivoluzione digitale e sviluppo sostenibile.
È una generale semplificazione degli enunciati, ma a prescindere dal modo in cui verranno indicati o enumerati, gli obiettivi che si profilano sono comunque sempre gli stessi, e rimangono sempre da realizzare.