Dolore nel sito dell'iniezione, spossatezza e mal di testa: sono i più comuni effetti collaterali dei vaccini anti-covid a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, manifestati da circa un terzo dei partecipanti alle sperimentazioni. Più raramente, compaiono anche sintomi influenzali, come brividi e febbre che se ne vanno, senza conseguenze, entro un paio di giorni.
risposta immunitaria. Questi disturbi transitori possono creare qualche comprensibile disagio, ma potremmo decidere di salutarli con sollievo, perché sono un segnale dell'efficace risposta immunitaria sollecitata dal vaccino. Come mai questa più decisa reazione si verifica quasi sempre dopo la seconda dose e non subito dopo la prima?
Quando il sistema immunitario incontra un virus per la prima volta, dispiega un plotone di cellule incaricate di memorizzarne le caratteristiche, in modo da poterlo combattere più facilmente nel futuro. I vaccini danno l'opportunità di impartire la stessa lezione - fornire cioè alle cellule immunitarie l'identikit del virus - in condizioni di sicurezza, senza che ci sia bisogno di contrarre l'infezione. Come imparare a pilotare un aereo in un simulatore di volo, al riparo da incidenti.
Buona la seconda. Si sa che, nella didattica, ripetere è fondamentale. La prima dose propone all'organismo gli strumenti per riconoscere l'invasore: i vaccini di Pfizer e Moderna forniscono la ricetta per creare la proteina Spike che, a sua volta, stimolerà una risposta immunitaria. Ma è con la seconda dose che il sistema immunitario capisce che "si fa sul serio" e fa le prove generali di un attacco vero e proprio (sempre però in assenza dell'infezione).
I vaccini a mRNA introducono nell'organismo le delicate istruzioni genetiche per produrre la Spike avvolte in un involucro protettivo di nanoparticelle lipidiche. Queste vescicole di grasso (liposomi) sono diverse da qualunque altro elemento del corpo umano, e richiamano pertanto sul posto le cellule immunitarie innate, una linea di difesa immediata e non specifica. Individuate le particelle lipidiche, queste cellule rilasciano segnali d'allarme, le citochine, che richiamano a loro volta altre difese: possiamo immaginare tutto questo come una prima reazione istintiva all'attacco che ha come effetto un aumento dell'infiammazione, e che genera dolore e gonfiore al braccio.
Arrivano i rinforzi. Il sistema immunitario innato si attiva subito - e anche in maniera piuttosto indifferenziata, contro qualunque tipo di minaccia esterna - ma si sgonfia altrettanto rapidamente. In un paio di giorni la produzione di citochine cala, e questa reazione iniziale cede il passo all'immunità adattiva o specifica che agisce in modo mirato su uno specifico patogeno.
Questa risposta, che si basa sull'azione dei linfociti, è in genere più efficace dell'immunità innata, ma più lenta a entrare in gioco.
I linfociti T e B, incaricati della produzione di anticorpi, hanno bisogno di diversi giorni di studio della Spike prima di intervenire. Alcuni rimangono di guardia vicino al sito dell'iniezione, e alla seconda dose di vaccino, quando la minaccia di un attacco è evocata di nuovo, si fanno trovare pronti: richiamano anticorpi specifici e scatenano a loro volta un rilascio di citochine, aggiungendo un altro strato di infiammazione alle reazioni precedenti. È a questo punto che possono subentrare gli effetti collaterali citati in precedenza: sono stati coinvolti due livelli di risposta immuntiaria e la memoria del virus si è cementata.
Come spiega un articolo sull'Atlantic, se la prima dose di vaccino stimola una risposta innata e adattiva, la seconda ricorda alle cellule B e T che quella minaccia va trattata con la massima serietà, e si assicura che siano dispiegati contro di essa i più efficaci anticorpi neutralizzanti. È come se i linfociti si chiedessero: perché sta accadendo di nuovo? Non ce ne eravamo sbarazzati 21 o 28 giorni fa? Ecco perché le seconde dosi di vaccino sono così importanti.
lavoro silenzioso. E chi non ha nessuna reazione al vaccino, si deve preoccupare? Niente affatto. Anzi, la maggior parte delle persone non riporta alcun effetto collaterale degno di nota. Il sistema immunitario agisce in modo molto diverso da una persona all'altra, e mentre in alcuni lavora in silenzio, in altri regala manifestazioni più plateali.