Nei topi, la scarsa concentrazione di un neurotrasmettitore in un'area del cervello coinvolta nel sistema della ricompensa può contribuire all'auto-privazione sistematica di cibo dell'anoressia nervosa, il disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da incessante ricerca di magrezza e rifiuto di cibo.
La buona notizia è che, ripristinando farmacologicamente livelli ottimali di questa stessa sostanza, il disturbo (sempre nei topi) sembra rientrare. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, fa sperare che si possa un giorno arrivare a un trattamento farmacologico efficace contro l'anoressia, una malattia che colpisce soprattutto le donne, spesso tra i 15 e i 19 anni, specialmente nei Paesi industrializzati in cui l'offerta e la disponibilità di cibo sono onnipresenti, così come il mito della magrezza.
Anoressia: il ruolo dell'acetilcolina
Salah El Mestikawy, Professoressa di Psichiatria della McGill University (Canada) e ricercatrice dell'ospedale universitario per la salute mentale affiliato, il Douglas Research Centre, ha scoperto che, nei topi, un deficit del neurotrasmettitore acetilcolina nello striato, una regione cerebrale coinvolta nel cosiddetto sistema della ricompensa, può favorire l'eccessivo consolidamento di abitudini, e in particolare accelerare e peggiorare l'auto-privazione di cibo che scandisce i pasti e le giornate delle persone affette da anoressia.
Il sistema della ricompensa è un gruppo di strutture neurali che presiedono i comportamenti legati alla motivazione e all'apprendimento nelle situazioni che coinvolgono emozioni positive o che hanno a che fare con il piacere - per esempio legato al cibo.
Si lavora a un farmaco contro l'anoressia nervosa
Somministrando ai topi un farmaco che aumenta la presenza di acetilcolina nel cervello, il donepezil, i comportamenti analoghi ai sintomi dell'anoressia nei roditori sono rientrati. Certo è presto per immaginare se si possano ottenere risultati soddisfacenti nell'uomo, ma piccoli studi clinici indipendenti in corso a Toronto e Montreal (Canada) hanno dimostrato risultati positivi sulle pazienti con anoressia trattate con il farmaco: su 10 coinvolte, 3 hanno raggiunto la piena remissione e 7 hanno ottenuto significativi miglioramenti.
La strada verso un utilizzo del donepezil in ambito clinico è ancora lunga, e deve passare per studi in doppio cieco, che confrontino i risultati con quelli ottenuti su pazienti trattate con un placebo. Questo genere di analisi è già stato progettato e si terrà nei prossimi mesi alla Columbia University, all'Università di Denver (Stati Uniti) e all'Hôpital Sainte-Anne di Parigi (Francia).