Roma, 3 mar. (AdnKronos Salute) - "La Corte d'Appello di Bologna ha stabilito che non è stata la vaccinazione a causare la malattia autistica di cui un bambino si è ammalato. C'è voluta una sentenza dello Stato italiano a ribadire un dato acquisito da tempo nella comunità scientifica e cioè che non c'è correlazione tra vaccinazione e autismo". A dirlo è Walter Ricciardi, commissario dell'Istituto superiore di sanità, che sottolinea ancora una volta l'importanza delle vaccinazioni e i rischi legati al calo della copertura vaccinale: ha già "danneggiato centinaia di persone", ammonisce l'esperto.
"L'Iss - ricorda Ricciardi - si era espresso già nel merito sottolineando come non ci fosse nessuna evidenza in grado di stabilire un nesso di causalità tra la vaccinazione e la malattia autistica. L'ultima e più recente revisione sistematica pubblicata su 'Journal of Pediatrics' nel marzo del 2013 andava in questa direzione, così come i dati forniti dai Cdc di Atlanta e da tutte le ricerche finora effettuate. Eppure c'è stato bisogno di un processo, con più di un grado di giudizio".
" Ciò che preoccupa non è tanto la vicenda in sé - commenta ancora Ricciardi - ma sue le ricadute in termini di salute pubblica. Nella storia della medicina poche cose hanno mutato le condizioni socio-sanitarie e la qualità della vita delle persone come è accaduto con gli antibiotici e le vaccinazioni. Queste ultime, in particolare, segnano ancora la differenza di equità nell'accesso alla salute tra il Sud e il Nord del mondo e la copertura vaccinale rimane un indicatore importante per identificare un Paese dove la sanità pubblica è degna di questo nome".
Per il commissario dell'Iss, "ritrovarsi oggi a ribadire questi concetti e a difendere una cultura della vaccinazione e della prevenzione implica responsabilità complesse da parte di tutti. L'effetto mediatico di queste vicende - riflette Ricciardi - ha fatto registrare nel nostro Paese una tendenza alla riduzione della copertura vaccinale che ha già danneggiato centinaia di persone, soprattutto bambini e anziani, cioè i soggetti più vulnerabili".
"Ci auguriamo - conclude - che questa sentenza sia un volano per una buona informazione che contribuisca a supportare le evidenze scientifiche e, soprattutto, che non vengano più usate vicende dolorose per mettere a rischio risultati consolidati in tanti decenni di campagne di prevenzione per tutelare la salute di tutti".