Roma, 19 apr. (AdnKronos Salute) - Superare il pregiudizio etnico, garantire l'accesso all'assistenza sanitaria degli immigrati, tutelarne il diritto alla salute. E' questo il nodo centrale della lectio magistralis che il giornalista Vito Pompeo Pindozzi, membro della International Federation of Journalists, terrà a Eboli venerdì 22 aprile, a partire dalle 18 presso la Sala Mangrella del Complesso Monumentale San Francesco. L'iniziativa è promossa dall'associazione onlus 'Sassolini Bianchi - Comitato 1 Hospice per Eboli e amici dell'Ospedale Maria Santissima Addolorata', presieduta da Armando De Martino.
Dalla storia di Stefano a quella di Binu, dagli italiani migranti all'immigrazione in Italia, attraverso momenti di approfondimento di questo tipo l'associazione intende promuovere una cultura della prevenzione, ma anche contribuire a fare chiarezza su diversi punti legati all'effettiva erogazione di prestazioni sanitarie agli stranieri. Utilizzati come risorsa, come opportunità per ripopolare paesini fantasma del Centro-Sud, ma anche come braccia utili, necessarie, in lavori e occupazioni che gli italiani da tempo ormai non vogliono più fare, gli immigrati spesso rinunciano a quello che dovrebbe essere un diritto irrinunciabile: il diritto alla salute.
La provincia di Salerno, in particolare la Piana del Sele e la città di Eboli, sono realtà territoriali fortemente interessate dai flussi migratori che dal Nord Africa, ma anche dall'Asia, portano centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini a raggiungere le coste italiane. Il comune di Eboli conta una presenza di circa 9 mila abitanti stranieri, tra censiti e non censiti, pari al 20% della popolazione locale. "E' come se in Italia vi fossero 12 milioni di stranieri. Lo straniero immigrato in genere arriva nel nostro Paese con un patrimonio di salute pressoché integro", rileva l'onlus in una nota.
Qui, però, poi si trova per lo più a vivere in condizioni precarie, di forte deprivazione sociale, economica e sanitaria. Si ammala e spesso arriva all'attenzione dei medici solo quando è troppo tardi o in caso di gravi incidenti. Le patologie più diffuse - a parte i traumi dovuti a incidenti stradali o infortuni sul lavoro - sono malattie polmonari, in gran parte legate alle precarie condizioni alloggiative e alla promiscuità (Tbc). Ma anche le affezioni agli occhi e alle vie respiratorie, causate dall'uso di pesticidi perché non vengono osservate le norme di protezione individuale.
L'accesso all'assistenza sanitaria sovente non è richiesto dagli immigrati per malattie non acute poiché hanno paura di conseguenze burocratiche, soprattutto perché generalmente ignorano che la normativa nazionale garantisce loro tutte le cure, siano essi regolarmente censiti oppure no.
Puntando l'attenzione sulla necessità di una nuova organizzazione sanitaria fondata anche sul volontariato e più attenta alle diversità, nell'incontro ci si soffermerà sull'evoluzione dell'aspetto normativo della tutela della salute per gli stranieri extracomunitari, sul federalismo sanitario legato alle politiche locali in tema di promozione della salute degli immigrati nonché sulle politiche di accoglienza, inserimento e integrazione di questi nuovi concittadini.
Dopo i saluti di Massimo Cariello, sindaco di Eboli, seguirà l'intervento di Armando De Martino, presidente di 'Sassolini Bianchi - Comitato 1 Hospice per Eboli e amici dell'Ospedale Maria Santissima Addolorata Onlus', che precederà la lectio magistralis di Pindozzi.