Firenze, 27 nov. (Dall'inviata dell'AdnKronos Salute Raffaella Ammirati) - Ogni medico di famiglia ha fra le sue pazienti almeno 120 donne che hanno subito violenza fisica o sessuale. Ma il fenomeno è sottostimato e sottovalutato. Infatti solo il 30% delle vittime ne parla con il proprio medico di medicina generale, perché pensa che non rientri fra le sue competenze. Le conseguenze degli abusi possono essere molto gravi. Per questo la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) lancia il Manifesto contro la violenza domestica, che sarà distribuito non solo nelle sale d'aspetto degli ambulatori, ma anche in tutti i commissariati di polizia e nelle procure della Repubblica Il progetto è presentato al 31° Congresso nazionale della società scientifica, che si apre oggi a Firenze, e fa parte di 'Vìola', la prima campagna di sensibilizzazione dei medici di medicina generale su questo tema.
Nel 2013 - ricorda la Simg - si sono registrati in Italia 179 femminicidi e nel 70% dei casi il reato è avvenuto nel contesto familiare o affettivo. La violenza domestica, inoltre, è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza. I camici bianchi del territorio possono rappresentare le prime vere sentinelle dell'integrità delle donne, grazie al rapporto diretto con le pazienti.
"Gli abusi sono compiuti quasi sempre da uomini che la vittima conosce bene, come il marito o il fidanzato - spiega Claudio Cricelli, presidente Simg - Il Manifesto è strutturato come un'agenda settimanale: ogni giorno è descritto un tipo di violenza fisica, psicologica o economica. Chiediamo alle donne di parlare con il medico di famiglia prima che sia troppo tardi. Fino ad oggi la 'patologia della violenza' è stata relegata al pronto soccorso, alla medicina d’urgenza, alla ginecologia, all'ortopedia, alla gastroenterologia, alla cardiologia, alla psichiatria e alla psicologia. La Simg vuole far parte della squadra. Il primo passo è costituito da questo Manifesto che colpisce l'attenzione di tutti: le donne violate, i loro aguzzini e le persone che non vogliono vedere".
"'Vìola' è un progetto articolato - sottolinea Raffaella Michieli, segretario Simg - Gli obiettivi? Innanzitutto sensibilizzare i medici di medicina generale perché prendano in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno, per intercettarne i segnali; registrare il problema nella cartella informatizzata: ciò permetterà di ottenere i dati di incidenza del fenomeno; aiutare la donna fornendo le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde e centri antiviolenza); sensibilizzare le assistite attraverso l'esposizione nella sala d'aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all'aiuto; infine, sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema".
Il progetto 'Vìola' rispecchia il nuovo ruolo del medico di famiglia, chiamato a curare non solo il corpo, ma la persona. "La nostra professione - continua Cricelli - sta affrontando cambiamenti radicali, paragonabili a quelli avvenuti 30 anni fa quando il cosiddetto 'medico della mutua' diventò 'medico del servizio sanitario nazionale'. Non ci sarà un'organizzazione sanitaria unica, ma a livello locale e regionale tutto il sistema dovrà essere sottoposto a una grande sperimentazione in itinere. Questo congresso segna la svolta, testimoniata anche dal nuovo nome della nostra società scientifica, evocativo di questa rivoluzione".
"Il nuovo sistema dovrà essere focalizzato sulle malattie croniche e sul cosiddetto 'Chronic care model'. A differenza della precedente organizzazione, generica e indifferenziata, quella futura sarà molto più specifica, in grado di adattarsi e di rispondere ai bisogni degli anziani, dei non autosufficienti, dei malati cronici, senza dimenticare le acuzie e i giovani. Anche se ciascuna condizione clinica richiede intensità di cura e tempi diversi, ogni paziente deve avere pari dignità, diritti e attenzione", conclude.