Roma, 12 dic. (AdnKronos Salute) - Medici e tribunali: un binomio sempre più frequente. I più vessati sono ortopedici (33,4%), chirurghi generali (16,8%) e oculisti (9,6%) mentre i chirurghi plastici sono in fondo alla classifica (2%). Sono i risultati delle segnalazioni relative all'anno 2013 riportate dal rapporto Pit Salute del Tribunale del malato - Cittadinanzattiva, presentate al convegno organizzato a Roma dall'Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe) dal titolo 'Come prevenire e affrontare il contenzioso legale in chirurgia estetica'.
"Dal convegno - afferma il vicepresidente di Aicpe, Luca Siliprandi - è emerso che si sta andando verso l''americanizzazione' in tutti i settori del rapporto medico paziente, con una maggiore litigiosità in tutti i campi, soprattutto pubblici. Il maggior numero di richieste di risarcimento si rivolge infatti agli ospedali".
Scopo del congresso organizzato dai chirurghi estetici di Aicpe, è informare i medici sulle novità medico-legali e giurisprudenziali, nell'ottica di un progressivo miglioramento del servizio reso ai pazienti. Rispetto alle altre specialità mediche, i chirurghi plastici rappresentano una delle categorie meno interessate dalle segnalazioni al Tribunale per i diritti del malato, con un basso numero di cause e un basso valore medio per risarcimento (40mila euro circa).
"Riscontriamo tuttavia - aggiunge Siliprandi - un aumento delle tentate cause ai nostri danni. Molti pazienti minacciano cause civili ai colleghi anche per problemi inesistenti, con lo scopo di ottenere un rimborso in seno ad accordi extragiudiziali". Da parte dei magistrati partecipanti al convegno di Roma è emersa una maggiore attenzione al comportamento del chirurgo estetico con riferimento al rispetto delle linee guida, in armonia con la recente introduzione della legge Balduzzi. "Una legge molto criticata per diversi punti di vista, ma che ha il merito di rivolgere l'attenzione al comportamento professionale e al rispetto delle linee guida".
Il documento di consenso informato assume un significato centrale nel rapporto medico-paziente in chirurgia estetica. "Il consenso informato, ben lungi dall'essere un essere pezzo di carta da far firmare al paziente per sgravare le responsabilità del chirurgo o un mero atto burocratico, rappresenta - spiega Siliprandi - l'attestazione finale dell'avvenuta informazione. Informazione che dev'essere adeguata, cioè comprensibile e completa".
"Tale documento, adeguatamente personalizzato per ogni specifico caso, dovrebbe essere consegnato al paziente al termine del primo colloquio e ritirato dopo un adeguato lasso di tempo, comunque prima della data dell'intervento chirurgico, per concedere al paziente di meditare sulle informazioni e di poter rivolgere al chirurgo ogni possibile chiarimento. Veniamo purtroppo a conoscenza - conclude Siliprandi - che ancora oggi questo fondamentale documento viene a volte fatto firmare 'al volo', talora subito prima dell'intervento, venendo a perdere ogni significato e anche la sua validità giuridica".