Roma, 10 nov. (AdnKronos Salute) - Il pronto soccorso è il primo riferimento per un terzo delle donne vittime di violenza in Italia. Si tratta di un reato in cui il tasso di denuncia da parte delle vittime è molto basso, pari circa al 12,4%. Ma fra le donne che si rivolgono al pronto soccorso la percentuale delle denunce è del 62,3%. Molto di più, quindi, rispetto a chi si rivolge in altre sedi istituzionali. A scattare la fotografia sulla violenza di genere sono gli specialisti della Simeu (Società italiana di medicina emergenza-urgenza), nel corso del IX Congresso nazionale dell'associazione, che si è chiuso a Torino.
Le strutture di emergenza ospedaliera sono quindi un osservatorio privilegiato sul problema della violenza di genere (da quella fisica a quella psicologica), che spesso si consuma all'interno delle mura domestiche (il 76% in Italia secondo una ricerca dell'Onu).
"La percezione diffusa del sommerso - ha spiegato Maria Pia Ruggieri, segretario nazionale Simeu - preoccupa i sanitari dei pronto soccorso italiani. Nel Lazio i casi acclarati per la sola violenza sessuale rilevati dall'emergenza sanitaria sono solo 240 per il 2013: un dato incompatibile, ad esempio, con quanto emerge dal rapporto Eures 2013 sulla violenza di genere che parla di oltre 105 mila reati di genere nel 2010, pari a circa 290 al giorno, uno ogni 12 secondi in tutta Europa. Ma i casi nel Lazio diventano circa 7.000 se si considerano anche le diagnosi per traumatologia minore fra le donne che si sono rivolte al pronto soccorso più di cinque volte in un anno".
In generale in Italia, secondo l'Istat, il 69% dei medici di pronto soccorso non ha mai incontrato durante la sua attività professionale un caso di violenza domestica, a fronte dei dati, sempre Istat, secondo cui una donna su tre in Italia subisce nella sua vita violenza di genere.
"Percentuali simili - hanno sottolineato gli specialisti della Simeu - riguardano anche altre categorie sanitarie e specialità mediche, a dimostrazione del fatto che è necessario un intervento capillare di formazione per il personale sanitario".
L'obiettivo è "migliorare l'efficacia nel riconoscere i casi di violenza su una base di indicatori come gli accessi ripetuti delle stesse persone in pronto soccorso per piccoli traumi o per cause come insonnia o depressione e anche la capacità di accogliere nel modo più corretto la vittima di violenza, facendola sentire al sicuro in modo tale da non lasciarla sola nel necessario percorso di denuncia del suo aggressore".