Roma, 10 nov. (AdnKronos Salute) - In Italia gli accessi inappropriati in pronto soccorso - quelli cioè che potrebbero trovare risposta in sedi diverse - sono il 30% del totale, quasi uno su tre. In particolare, il 95% dei codici bianchi e il 20% di quelli verdi. Questi i dati illustrati nel corso del IX Congresso nazionale della Simeu (Società italiana di medicina emergenza-urgenza), che si è chiuso a Torino, con la partecipazione di più di 1.000 medici e circa 200 infermieri.
"Gli accessi cosiddetti inappropriati - hanno spiegato gli esperti della Simeu - pur costituendo il 30% degli accessi, sono gestiti in tempi brevi e impegnano limitatamente il personale dell'emergenza: meno del 15% delle ore totali. L'impegno enorme del personale di pronto soccorso è invece sui casi più gravi, codici verdi, gialli e rossi che dovrebbero essere ricoverati entro 6 ore, secondo gli standard di riferimento. Invece restano molto di più in pronto soccorso, con aumento proporzionale dell'impegno del personale e conseguente rallentamento della presa in carico dei nuovi arrivi".
Insomma, per gli specialisti dell'emergenza-urgenza "la vera inappropriatezza per il pronto soccorso non è tanto il paziente con un codice basso, ma il paziente in barella in attesa di essere ricoverato in un altro reparto dell'ospedale. L'analisi corretta dei dati orienta a progettare interventi e destinare risorse non tanto sul problema degli accessi impropri, quanto piuttosto su altri fattori che sono i reali determinanti dell'affollamento: i percorsi intra-ospedalieri dai pronto soccorso ai reparti e i percorsi di uscita dall'ospedale al territorio, dove è indispensabile rafforzare il sistema di supporto domiciliare e la rete delle strutture residenziali".