Roma, 24 apr. (AdnKronos Salute) - Gli psicologi riconoscono il contributo economico di genitorialità anche alle coppie omosessuali. Diventa operativo il Regolamento dell’Ente nazionale di previdenza e assistenza per psicologi (Enpap) per la concessione di un contributo per la paternità e la genitorialità. Il nuovo titolo del Regolamento di assistenza non fa distinzioni circa il sesso dei genitori cui spetterà l’assegno disposto dall’Ente, "allineando così le disposizioni dell’Ente ai risultati delle ricerche, ormai acquisite da anni dalla comunità scientifica, circa la normalità dei diversi orientamenti di genere", si legge in una nota dell'Enpap.
Gli iscritti "potranno ricevere un contributo nel momento in cui diventano genitori, indipendentemente dalla loro appartenenza di genere o dal loro orientamento sessuale. Questo contributo sarà cumulabile con l’eventuale indennità di maternità", spiegano Felice Torricelli e Federico Zanon, rispettivamente presidente e vice presidente dell'Enpap. Il contributo è corrisposto come sostegno economico finalizzato ad assistere l’iscritto nel momento in cui avviene l’ingresso in famiglia di un figlio dopo il parto, l'adozione o l'affidamento. Con la nota di approvazione da parte dei ministeri vigilanti - spiega il comunicato - è "operativa la nuova forma di assistenza, che evidenzia lo sforzo dell’intera categoria degli psicologi di sostenere l’impegno di entrambi i genitori nella cura dei figli".
L’Enpap diventa 'apripista' anche rispetto al tema, al centro del dibattito culturale in questo periodo, sulle adozioni da parte di coppie omosessuali. "Sarà un contributo attribuibile al genitore che non ha diritto al contributo di maternità garantito per legge e consentirà di vedere riconosciuto il diritto di ogni bambino a essere accudito, soprattutto nella fase perinatale, da entrambi i genitori, contribuendo a superare i retaggi legati ai ruoli di genere". In questo modo l'Enpap, continua la nota, "si pone all’avanguardia in Italia rispetto alle tematiche di emancipazione delle donne (che rappresentano l’82% degli iscritti all’Ente) dai ruoli di cura familiare e di liberazione di loro energie da investire in professione, grazie alla condivisione dell’impegno di cura dei figli".