Roma, 20 ott. (AdnKronos Salute) - I figli costano cari, come ha spiegato lo stesso premier Matteo Renzi, annunciando il bonus bebè da 80 euro al mese alle neomamme. E le famiglie cominciano a capirlo bene appena dopo la nascita del bambino. Se infatti il sistema sanitario nazionale garantisce un 'pacchetto' gratuito per il controllo della gravidanza - a chi sceglie esclusivamente il servizio pubblico - le cose cambiano dopo il parto. Secondo i dati del'Osservatorio nazionale Federconsumatori, aggiornati ad aprile 2014, la spesa per i primi 12 mesi - considerata la più impegnativa per i genitori - può variare da un minimo di 6.766 euro a 14.427 euro, con un aumento di circa il 3% rispetto al 2013.
La cifra si ottiene addizionando i costi (minimi e massimi) dei diversi prodotti necessari, circa 22 voci, che vanno dal passeggino alla culla, passando per lo sterilizzatore e le pappe. E non si tratta delle uniche spese. Se infatti si aggiungono i costi pre-gravidanza non rimborsati dal Ssn (test di gravidanza, analisi del sangue, visite ed ecografie, acido folico, abbigliamento e varie) bisogna aggiungere, sempre secondo le rilevazioni di Federconsumatori, altri 2.000 euro circa. E se la mamma lavora, il prezzo del nido o della baby sitter che può essere piuttosto variabile, ma difficilmente inferiore ai 400 euro.
Le spese, inoltre, possono aumentare notevolmente se si sceglie l'assistenza privata. In gravidanza, per esempio, le italiane ricorrono nella maggior parte dei casi al ginecologo di fiducia, in 8 casi su 10, pagando le visite di tasca propria. Così come pagano le eventuali analisi ed ecografie non previste dal protocollo Ssn prescritte dal medico. Ma è "dopo la nascita che il peso economico si sente particolarmente - spiega all'Adnkronos Salute Maria Grazia Pellegrini, ostetrica capo del Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma - Non a caso molti Paesi nordici prevedono un regalo alle mamme, uno scatolone che in molti casi diventa anche culla, con tutti i prodotti necessari per cominciare". Ma, per l'esperta, "molto si può fare per tagliare i costi con una buona informazione sull'allattamento al seno e aiutando le mamme a fare rete".
Il costo del latte in polvere, ad esempio, "è notevole. Eppure l'allattamento al seno, che è anche la migliore opzione per la salute del bambino e della mamma, è praticamente a costo zero. Il problema è che bisognerebbe fare di più per informare e sostenere le donne che allattano". Anche i pannolini rappresentano "una grande spesa e la situazione non migliora di molto anche se si scelgono quelli ecologici da lavare", dice l'ostetrica.
Tanto, invece, "si potrebbe fare - aggiunge Pellegrini - promuovendo la rete delle mamme. E questo è un compito che i consultori potrebbero svolgere. In questo modo si potrebbe favorire lo scambio virtuoso di oggetti - passeggini, culle, scalda biberon eccetera - tra famiglie, riducendo spese importanti. Così come una buona informazione potrebbe aiutare i genitori ad essere meno schiavi della pubblicità, a capire, per esempio, che non hanno bisogno di creme e cremine per la salute del loro bambino, risparmiando moltissimo".